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Vaccino, il report dell'Iss: quei 35mila morti che l'Italia avrebbe potuto evitare

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Brunella Bolloli
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Età media 88 anni e mezzo, un numero elevato di patologie, complicazioni provocate da infezioni e scarsa risposta immunitaria dovuta all'età. L'ultimo report diffuso dall'Istituto Superiore di Sanità parla chiaro: da febbraio ad oggi quasi 99 deceduti su 100 non avevano terminato il ciclo vaccinale e tra coloro che avevano ricevuto la doppia dose non si registrano ragazzini sani come pesci che sono stati spazzati via in una manciata di giorni dal Covid. Erano, invece, persone molto anziane e, purtroppo, molto malate, un mix di fattori che non ha lasciato loro scampo. Alla voce "caratteristiche demografiche dei deceduti" il documento dell'Iss cita gli anni (le donne decedute erano più in là degli anni rispetto agli uomini) e le "comorbilità": cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, ipertensione arteriosa passando dal diabete, dal cancro, fino all'obesità. Alcuni avevano ben 5 patologie insieme, croniche e preesistenti al Coronavirus, il che significa che in un fisico già così fiaccato anche una doppia dose non ha potuto strapparli dalla morte.

 

 

COPERTURA
Medici e scienziati, del resto, non hanno mai assicurato una copertura del cento per cento contro Sars-Cov2, gli studi clinici hanno evidenziato un'efficacia dei vaccini in uso in Italia con valori tra l'88 e il 97%. Ma di sicuro per morire ci deve essere stato qualche altro fattore di rischio oltre al virus. In particolare, dal primo febbraio (scelto come data indice perché corrisponde alle cinque settimane necessarie per il completamento del ciclo vaccinale a partire dall'inizio della campagna) e fino al 21 luglio, sono stati 423 i decessi Sars-Cov-2 positivi in vaccinati con ciclo vaccinale completo. Una cifra che rappresenta l'1,2% di tutti i decessi Sars-Cov-2 positivi avvenuti dal 1 febbraio, (in totale 35.776 decessi) e che, letta al contrario, conferma che quasi tutti i morti da Covid da sei mesi a questa parte non avevano fatto la profilassi, o comunque non avevano completato il ciclo e ancora di più conferma che il vaccino avrebbe salvato vite, liberato i reparti delle terapie intensive ed evitato tante altre morti, almeno 35mila. L'analisi è basata su un campione di 70 cartelle cliniche delle 423 vittime sottoposte a terapia antibiotica e steroidea, ma, si legge nel rapporto, «a causa di una ridotta risposta immunitaria suscettibili all'infezione da Sars-Cov-2 e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati». L'istituto superiore di Sanità fa poi anche un confronto tra le diverse ondate del Covid individuando tre periodi dall'inizio della pandemia ad oggi: la fase iniziale (marzo-maggio 2020), il secondo periodo (giugno-settembre 2020) e il terzo (ottobre 2020-luglio 2021) con l'incognita di agosto che, ipotizzano in tanti, potrebbe provocare una quarta ondata per colpa della variante Delta e delle riaperture. Rispetto alla prima ondata epidemica, i deceduti della seconda avevano una maggiore complessità clinica, infatti anche l'utilizzo dei farmaci è diverso: meno antivirali e maggior uso di steroidi.

 

 

CONTAGI E RICOVERI
In quanto ai contagi, l'ultimo bollettino registra un aumento dei casi in Italia ma, per la prima volta, negli ultimi 3-4 giorni si osserva un rallentamento della velocità di crescita. Un primo segnale da monitorare, anche se è troppo presto per dire se si tratti di una reale inversione di tendenza della curva epidemica e, dunque, serve prudenza. I numeri giornalieri dell'epidemia, infatti, sono ancora in salita. I nuovi positivi sono 4.522, 24 invece le vittime (lunedì erano state 22). Il tasso di positività, pari all'1,9%, è invece in calo rispetto al 3,5% del giorno precedente. Sempre su base giornaliera, continuano inoltre a salire i ricoveri: sono 189 i pazienti ricoverati in intensiva per Covid, 7 in più rispetto a lunedì e i ricoverati nei reparti ordinari sono 1.611 (+99). Di questi pazienti ospedalizzati quasi nessuno aveva completato il ciclo vaccinale, mentre i no-vax continuano a riempire i social di "bufale", come quelle che i vaccini fanno morire (ma non c'è nessuna evidenza scientifica in tal senso) e ad improvvisare manifestazioni rivendicando il diritto d'infettare.

 

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