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Coronavirus e diabete, l'allarme degli endocrinologi: "Anche senza predisposizione", inquietante effetto collaterale
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Se è ormai dimostrato che soffrire di diabete aumenta di gran lunga il rischio di ammalarsi gravemente di Covid-19, sembra emergere sempre più nitida anche l'indicazione che l'infezione da Sars-CoV-2 possa favorire, e non solo in soggetti predisposti, lo sviluppo del diabete. Inoltre, tra i disturbi del long-Covid risultano molto diffusi anche problemi di controllo glicemico e resistenza all'insulina. Il diabete stesso potrebbe essere un effetto del long-Covid. E' la possibilità avvalorata da diversi studi, presentata da Francesco Giorgino, presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie) in occasione del 41° Congresso nazionale Sie che si tiene a Roma fino a sabato 17 luglio.
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"Dovremmo continuare a monitorare la possibilità di una correlazione tra l'infezione da nuovo coronavirus e il rischio di sviluppare alterazioni della glicemia anche una volta guariti", afferma Giorgino "Diversi studi - spiega - hanno dimostrato che il coronavirus può infettare le cellule del pancreas, sia la porzione esocrina che produce gli enzimi digestivi, sia quella endocrina dell'organo che produce l'insulina. I pazienti Covid che prima dell'infezione avevano una glicemia normale presentano spesso un aumento dei valori della glicemia durante la malattia. Inoltre, alcuni lavori hanno evidenziato che i pazienti Covid hanno manifestato disturbi del controllo della glicemia anche dopo aver superato l'infezione da nuovo coronavirus. La tempesta delle citochine scatenata dall'infezione da nuovo coronavirus può favorire squilibri metabolici e alterazioni del controllo della glicemia".
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In particolare, uno studio condotto da Laura Montefusco e Paolo Fiorina della Divisione di Endocrinologia dell'Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, pubblicato su 'Nature Metabolism', mostra che anche a distanza di mesi dalla guarigione da Covid molti pazienti presentano disturbi della glicemia. Lo studio ha seguito 551 pazienti precedentemente normoglicemici ricoverati per Covid-19 in Italia: durante l'infezione il 46% aveva una glicemia elevata che si era manifestata durante il ricovero, mentre il 27% era normoglicemico (glicemia normale). Gli scienziati hanno evidenziato nei pazienti alterazioni del controllo metabolico, con resistenza all'insulina e profilo anomalo delle citochine che favoriscono l'infiammazione, anche dopo il superamento dell'infezione. Anche le anomalie glicemiche possono essere osservate per almeno 2 mesi nei pazienti guariti da Covid. I dati, quindi, dimostrano che Covid-19 è associata a controllo metabolico aberrante, che può persistere dopo la guarigione dall'infezione. Ancora, uno studio sempre su 'Nature Metabolism', condotto da Matthias Laudes dell'Università Schleswig-Holstein di Kiel, in Germania, presenta il caso di un giovane paziente con infezione da Sars-CoV-2 asintomatica, che si è ammalato di diabete autoimmune o insulino-dipendente (diabete 1) proprio in concomitanza con l'infezione.
"Queste e numerose altre evidenze cliniche - rimarca Giorgino - suggeriscono la necessità di ulteriori indagini sulle anomalie metaboliche nel contesto del cosiddetto long-Covid. Sarebbe importante provare seguire nel tempo i soggetti guariti da Covid, ad esempio coloro che hanno manifestato alterazioni del controllo glicemico durante l'infezione, per vedere se le alterazioni della glicemia persistono a lungo termine e se questi soggetti sviluppano il diabete".
"A tal proposito – conclude il presidente Sie - potrebbe risultare utile anche utilizzare strumenti di telemedicina per il monitoraggio a distanza: non solo le persone con diabete, ma anche i guariti da Covid con problemi glicemici persistenti potrebbero essere monitorati da remoto a lungo termine ed eventualmente seguiti con televisite".
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