AstraZeneca, Antonella Viola e l'allarme sui vaccini: "I rischi superano ampiamente i benefici, ma non l'hanno letto?"
"È sbagliatissimo proporre questi vaccini ai giovani, specialmente alle donne. Sono sempre stata convinta che non bisognerebbe darli a persone di età inferiore ai 55 anni", spiega Antonella Viola, immunologa, docente di patologia generale a Padova, direttore scientifico dell'istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza, riferendosi agli Open day dei vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson. "Basta leggere un lavoro uscito sulla rivista Science dove si spiega come man mano che si scende con l'età i rischi di ricevere questi vaccini superano ampiamente i benefici. Nei più giovani il pericolo di avere conseguenze gravi a causa del Covid è invece molto basso. Ecco perché la Francia ha stabilito di limitare i due vaccini a vettore virale agli over 55", svela in una intervista al Corriere della Sera.
"Il virus circola meno, abbiamo dosi di vaccino a volontà. Quindi non c'è motivo di affrettarsi a vaccinare. Vale la pena di scegliere il vaccino più sicuro in rapporto all'età. In questi casi i preparati di Pfizer e Moderna basati sull'Rna messaggero. Anche così arriveremmo a settembre con larga parte della popolazione immunizzata. E poi scriverei che i vaccini a vettore virale sono sconsigliati sotto i 60 anni a meno che non si voglia restringere ancora indicando i 40 anni o i 30 anni. È importante soprattutto che le donne giovani sappiano che per loro questi composti hanno un rischio superiore a quello degli uomini per quanto riguarda lo sviluppo di trombosi rare accompagnate da carenza di piastrine", sentenzia l'immunologa.
La Viola porta i dati a favore delle sue tesi: "In un documento del 23 aprile l'Ema ha pubblicato un grafico che mostra chiaramente come il beneficio di ricevere AstraZeneca diminuisce con l'età in una situazione epidemica paragonabile alla nostra attuale. Un ragazzo di 20-29 anni ha 4 probabilità su 100 mila di evitare il ricovero in ospedale per il Covid e 1,9 probabilità di avere una trombosi post vaccinale. Prendiamo la fascia 60-69: 19 casi su 100 mila di evitata ospedalizzazione, a fronte di 1 caso di tromboembolia, la metà". Infine un monito alle Regioni e agli Open day per i più giovani: "Devono finirla di fare a gara a chi vaccina di più senza mettere al primo posto la sicurezza. Gli eventi trombotici post vaccino sono rarissimi ma anche un solo episodio è una tragedia. È dolorosa la storia della 18enne ricoverata a Genova", conclude.