Coronavirus, Ilaria Capua: "Manipolare il virus in laboratorio e renderlo più virulento". La verità che la Cina nasconde su Wuhan
Sull'origine del Coronavirus si dibatte molto in questi giorni e l'ipotesi che possa essere sfuggito dal laboratorio di Wuhan diventa sempre più plausibile. Ilaria Capua si è fatta una sua idea: "Nulla indica che si sia trattato di un virus creato in laboratorio. È possibile che un virus comunque naturale abbia infettato qualcuno che lo ha poi trasportato fuori dal laboratorio", dice la virologa in una intervista a La Stampa. "Mi chiedo invece se sia ancora accettabile che in alcuni laboratori sia consentito manipolare dei virus e magari renderli più trasmissibili o virulenti". Insomma, prosegue la Capua, "credo che determinati tipi di ricerca andrebbero rivalutati, soprattutto quando il rapporto rischio-beneficio di queste sperimentazioni diventa sfavorevole".
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Di sicuro, continua la virologa a capo del centro di ricerca della facoltà di Medicina veterinaria della Florida "tra tante disgrazie e dolori il Covid ha portato anche a un rafforzamento dell'interesse verso la scienza. È un cambiamento che va colto per alfabetizzare scientificamente il Paese. Riguardo al rapporto con la politica, diciamo che gli scienziati sono stati consultati. Ma poi non sempre le scelte sono state in linea con le loro indicazioni". E la pandemia deve essere un'opportunità anche per rilanciare la ricerca: "Il futuro della ricerca è nei network. Per rendere l'Italia competitiva occorre abbattere la burocrazia che ostacola la partecipazione dei giovani ricercatori a queste grandi reti. Servono idee nuove e interdisciplinarità, perché c'è più da scoprire nell'interstizio tra una disciplina e l'altra che non dentro gli steccati di ciascuna. E poi torniamo a mandare in giro i giovani ricercatori a formarsi. Magari lasciando che in collegamento da remoto ci siano i più anziani".
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E fondamentale sarà d'ora in poi la condivisione delle informazioni per il progresso della ricerca: "La pandemia ci ha fatto capire quanto sia importante lavorare tutti insieme", sottolinea Ilaria Capua. "Quindici anni fa il mio laboratorio scoprì la prima 'variante africana' dell'aviaria. Quella sequenza invece di finire in data base chiusi fu messa a disposizione di migliaia di ricercatori che poterono scaricarla nell'arco di poche ore. Oggi tanti scienziati hanno condiviso quel mio gesto e questo ha consentito di affrontare con armi molto più affilate la pandemia".
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