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Coronavirus, il mistero dell'idrossiclorochina: dati ottimi, ma la medicina è stata ignorata. Perché, ministro Speranza?

Paolo Becchi, Giovanni Zibordi
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La vita è tornata nelle piazze italiane, tappezzate dei tavoli all'aperto di ristoranti, pizzerie, bar e ogni altra attività di ristorazione. Anche a pranzo nei giorni feriali molti mangiano, bevono e chiacchierano più di prima del lockdown, come reazione alla clausura subìta per tanto tempo. Anche l'anno scorso a maggio era successa la stessa cosa, i "casi" di tamponi positivi erano crollati e così i decessi Covid e si era riaperto. 

 

Quest' anno - si dice - è merito dei vaccini, anche se in realtà chi si "assembra" alla sera non sono pensionati over 70 (che effettivamente sono all'80% vaccinati e di questo va ringraziato Draghi), ma giovani e adulti sotto i 60 anni in maggioranza, tra cui la vaccinazione è ancora sotto il 40%. Ciononostante i contagi, ossia i tamponi positivi, continuano a calare, insieme ai ricoverati e ai decessi. Resta l'ombra del passato, dei 125mila morti Covid dell'ultimo anno e mezzo, e questo spettro fa sì che si spinga la vaccinazione anche tra chi non è a rischio, la si imponga pena sospensione dal lavoro ai sanitari, si imponga un passaporto, quarantena e tamponi multipli per chi viaggia e altre limitazioni. 

I 125mila morti Covid in Italia però corrispondono a una mortalità con pochi paragoni al mondo. Alle nostre autorità e anche ai grandi media non piace sentirlo dire, ma la mortalità Covid nel mondo è stata da 10 a 100 volte inferiore alla nostra. In Asia-Pacifico (dalla Cina alla Thailandia e Malesia passando per Filippine e Giappone) la mortalità è stata tra 1 e 27 morti per milione di abitante, mentre in Italia è di oltre 2mila morti Covid per milione di abitanti. Si obbietterà che questo è successo perché non si sono contagiati, ma la maggior parte di questi Paesi ha fatto pochi tamponi, in Giappone ad esempio 20 volte meno di noi (li si è fatti solo a chi aveva sintomi), per cui come si fa a sapere quanti "positivi" hanno avuto? I 125mila morti Covid in Italia sono avvenuti in mezzo a circa 4 milioni di "casi" di contagiati, quindi (se dividi una cifra per l'altra) più di 2 morti ogni 100 contagiati. Questo cosiddetto "infection fatality rate" (cioè morti in percentuale dei contagiati) è il più alto del mondo assieme a quello di New York, Regno Unito, Repubblica Ceca e qualche altro Paese dell'Est Europa. Anche solo in Austria, Germania, Svizzera e Svezia è circa un terzo e soprattutto la mortalità totale (per tutte le cause e non solo Covid-19) è aumentata di poco, mentre in Italia del 14%. 

 

Secondo un numero importante di medici ed epidemiologi, questa mortalità così alta in Italia ha una spiegazione semplice, di cui però in Italia non si può quasi parlare: non abbiamo curato i malati, e le autorità (ministero della Salute e AIFA) hanno bloccato e scoraggiato le tre o quattro terapie che in altri Paesi e tanti gruppi di medici proponevano e praticavano. Un caso eclatante è il divieto di usare idrossiclorochina (+ azitromicina) in vigore da giugno e ribadito pochi giorni fa, a fronte dell'evidenza scientifica presentata dall'Istituto di Malattie Infettive di Marsiglia, che ha di recente pubblicato lo studio più ampio fatto finora, su 10.400 pazienti, di cui oltre 8mila trattati precocemente con idrossiclorochina +.azitromicina (per lo studio originale: https://www.mediterranee-infection.com/wp-content/uploads/2020/04/MS-IHU-Preprint.pdf). 

Il risultato è che la mortalità Covid in percentuale rispetto ai contagiati è stata in questo caso solo lo 0,06% tra gli 8.315 pazienti, il che vuole dire 6 decessi ogni 10mila contagiati. In Italia, traslando la nostra percentuale del 2,2%, abbiamo avuto circa 220 morti ogni 10 mila contagiati. Quindi 220 morti contro 6 (ogni 10mila), cioè circa 30 volte di più. Si possono discutere in modo più approfondito di quello che lo spazio consente le metodologie impiegate, e ci auguriamo che lo si faccia, ma Didier Raoult, con un team di altri trenta specialisti, ha pubblicato lo studio più ampio finora esistente e questo dimostra che la mortalità Covid può essere ridotta a 6 decessi su 10mila pazienti. Da più di un anno Raoult e i suoi collaboratori non si stancano di evidenziare che presso il loro Istituto Ospedaliero di Marsiglia la mortalità Covid è di questo ordine di grandezza. 

Stando a quanto si legge sul sito dell'Aifa e del ministero della Salute, l'idrossiclorochina presenta troppi "rischi", ma non si cita nessuno studio a sostegno - come si sa, viene impiegata da 40 anni come farmaco anti-malarico e milioni di persone nel mondo l'hanno adoperata. Questo dato di mortalità ridotta a solo lo 0,06% applicato all'Italia significa, ragionando in retrospettiva, che applicando questo tipo di terapia avremmo potuto avere 30 volte morti in meno. Tanto per dare un'idea, una mortalità di 6 pazienti su 10mila come indicano all'Istituto di Marsiglia invece che di oltre 200 pazienti su 10mila come finora in Italia, significa oltre 100mila morti in meno. Riportando i clamorosi dati di questo studio, non possiamo fare a meno di chiederci: perché non si è voluto curare i pazienti in questo modo e perché ancora adesso il ministro lo impedisce? Quali interessi sta proteggendo il ministro Speranza?

 

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