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Coronavirus: un nuovo incrocio tra cane, gatto e uomo. Polmoniti sospette, la scoperta inquietante
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Gli scienziati potrebbero aver isolato nel Borneo un nuovo coronavirus: se patogeno (se cioè si potesse sviluppare e contagiare nel corpo umano), sarebbe l'ottavo fin qui conosciuto, frutto della combinazione tra un coronavirus canino e uno felino. A sequenziarlo, scrive il prestigioso quotidiano francese Le Monde, una equipe di ricercatori americani, etiopi, cinesi, malesi e di Singapore, analizzando il campione prelevato da un bambino malato di polmonite. I risultati, pubblicati il 20 maggio scorso sulla rivista Clinical Infestious Diseases, metterebbero in evidenza una struttura genetica simile a quella dei coronavirus legati a sindromi respiratorie (come l'ormai purtroppo familiare Covid-19) e segnalerebbero una trasmissione recente dall’animale all’uomo.
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La scoperta è avvenuta grazie a un test per verificare il corretto funzionamento della tecnica di PCR "semi annidata", eseguito su tamponi naso-faringei di 301 pazienti risalenti al biennio 2017-18, tutti ricoverati in ospedale a Sarawak, uno dei due stati della Malesia orientale. Otto di quei 301 tamponi (il 2,5%) contengono il Dna di un coronavirus canino, 7 degli 8 sono pazienti con meno di 5 anni e 4 sono neonati. Si tratta nella maggioranza dei casi di indigeni che vivono in zone rurali o suburbane spesso a contatto con animali, domestici e selvatici. I pazienti erano comunque stati dimessi dopo 4-6 giorni. In due degli 8 campioni però, sottoposti a ulteriori esami, la sequenza del gene S indica come il ceppo virale sia nato dalla combinazione con un coronavirus di origine felina, "ed è la prima volta che viene isolato in un paziente ammalato di polmonite".
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L'ultimo mistero, ancora da scoprire, è se il coronavirus sia causa di quelle polmoniti e se possa replicarsi nelle cellule respiratorie umane. In altre parole, i bambini potrebbero essere stati portatori del virus senza che questo fosse la causa della polmonite.
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