AstraZeneca e Johnson & Johnson, "stop ai vaccini". Il professor Ciccozzi contro la Danimarca: "Scelta politica, non razionale"
Mentre in Italia il commissario Francesco Figliuolo apre ad AstraZeneca anche per gli under 60 anni, in Danimarca arriva un nuovo colpo alla "credibilità" dei vaccini: stop definitivo per Johnson & Johnson, come avvenuto per il siero anglo-svedese, a seguito dei rari casi di trombosi riscontrati dopo la somministrazione. Una polemica, questa, che va avanti da settimane dando l'impressione di una Unione europea impreparata a gestire il dossier e completamente allo sbando, in cui nonostante la pronuncia favorevole dell'Ema, l'autorità del farmaco europea, ogni Paese membro si sente in diritto di muoversi in piena autonomia, generando confusione e legittimando sospetti di ogni t ipo.
"È una decisione politica e non scientifica, non c'è nulla di razionale nel bloccare questi due vaccini", è la lettura che dà della scelta danese Massimo Ciccozzi, direttore dell'unità epidemiologica all'Università Campus Biomedico di Roma. "Eventi avversi rari di quel genere li hanno anche Moderna e Pfizer - ha spiegato -. Quello che è mancato è stata una informazione scientifica univoca e seria".
La decisione di bloccare anche J&J, vaccino sviluppato dall'azienda farmaceutica Janssen, è stata adottata nel corso di una riunione presieduta dal ministro della Salute danese Magnus Heunicke. "L'Agenzia europea del farmaco (Ema) ha concluso che esiste un possibile collegamento tra i rari ma gravi casi di coaguli del sangue e il vaccino di Johnson & Johnson. Poiché l'epidemia di Covid-19 in Danimarca è attualmente sotto controllo e la campagna di vaccinazione sta procedendo in modo soddisfacente con gli altri vaccini disponibili, le autorità sanitarie danesi hanno deciso di continuare senza il vaccino di Johnson & Johnson", spiega la nota delle autorità sanitarie danesi. Un eccesso di prudenza dunque, in considerazione del fatto che "ciò che stiamo attualmente perdendo nel nostro sforzo di prevenire gravi malattie da Covid-19 non può superare il rischio di causare possibili effetti collaterali sotto forma di gravi coaguli di sangue in coloro che vacciniamo. Bisogna anche tenere presente che, in futuro, vaccineremo innanzi tutto persone giovani e sane", sono le parole del vicedirettore generale Helene Probst.