Billy Berlusconi, il nipote sconosciuto di Silvio. Questione di genetica: il genio cresciuto in un garage, come ha fatto fortuna
Quando all'inizio del 2014 trascorreva pomeriggi interi in un anonimo garage incastrato tra i vicoli di Genova, non immaginava ancora che la sua passione per i videogiochi e la consapevolezza che esiste un varco tra la vita reale e quella virtuale gli avrebbero un giorno consegnato il primato di aver portato il primo corpo umano in rete, nel web. Perché il futuro, in quei primi esperimenti tra quattro amici, anche se vivido nelle intenzioni, non lo era nella realtà. O, per lo meno, non ancora. A separarlo dalla messa a fuoco ci sarebbe voluto ancora qualche anno.
Oggi Billy Berlusconi, all'anagrafe Davide Luigi, classe 1982, una riservatezza innata, dopo aver portato l'uomo nel futuro con l'avatar, girato il mondo per farlo conoscere, vinto un prestigioso premio in Giappone (l'anno scorso all'Open Innovation Contest by NTTData con il progetto "The digital you" si è classificato primo nella categoria "Disruptive Social Innovation"), essere presente con la sua "Avatar Factory" Igoodi a Milano e a Torino, può dirsi un imprenditore a tutti gli effetti. Del resto i geni non mentono e ci sono tutti: a partire da papà Paolo Berlusconi, con il quale «ho un bellissimo rapporto», «che non mi ha mai ostacolato ma lasciato sempre libero di sperimentare», che non si è per nulla preoccupato quando, abbandonata l'azienda familiare dopo una esperienza nel settore marketing, ha visto quel figlio "allontanarsi" per crescere da solo, sperimentare, realizzare un sogno, il suo sogno. Che non era quello che aveva da bambino, quando si immaginava con addosso la maglia del Milan, fare gol e correre per il campo con le braccia alzate in segno di vittoria a raccogliere applausi, oppure esplorare gli oceani immerso in una natura incontaminata. Papà Paolo non si è preoccupato nemmeno quando Billy alle medie e poi allo Scientifico non era il primo della classe, e nemmeno il secondo o il terzo. «Ero un disastro», dice, «non proprio uno studente modello». Però gli piaceva la scienza, che studiava eccome, inconsapevole, anche quando mangiava un po' a fatica e un po' no i libri di Economia all'università, che un giorno gli avrebbe aperto tante porte. Quantomeno nel metodo.
Il Covid picchia durissimo anche sul Cav, la scelta su 123 milioni di euro: senza precedenti
Genetica - I geni, dicevamo, come quelli ereditati anche da zio Silvio («Mi piacerebbe trascorrere più tempo con lui ma la pandemia lo impedisce»). Due figure che di certo hanno segnato questo ragazzo che si è fatto grande mettendosi alla prova, per nulla intimorito da un cognome importante che mai ha utilizzato come un "garante", come un lasciapassare che apre qualunque porta. «Veniamo da una famiglia di innovatori», dice, «e io cerco di contribuire all'innovazione. C'è un cambiamento in corso che cerco di interpretare». E ci riesce. Sposato dal 2016 con Matilde Bruzzone (il sì è stato pronunciato in Sardegna), due figli, una vita il più possibile lontana dai riflettori, Billy Berlusconi si divide tra Genova, dove vive, Milano, dove c'è la sede principale della sua azienda di avatar, la Igoodi, e da un po' anche Torino, all'interno di Gree Pea, il primo centro commerciale di Oscar Farinetti dedicato al rispetto ambientale. La rivoluzione berlusconiana di seconda generazione, dicevamo all'inizio, è quella di aver portato il corpo umano in rete: l'avatar appunto. Significa la riproduzione in 3D dei nostri corpi, «copie perfette, gemelle, fedeli alla nostra morfologia», che servirà a farsi visitare da un medico senza andare in studio, per esempio, a provare abiti in rete senza andare al negozio ma avendo la percezione reale di come ci stiano...
Sfilata - E mentre la pandemia «ci ha dato la possibilità di poter accelerare il processo di digitalizzazione e rendere l'avatar una "storia" più comprensibile per la gente», basta guardare il video della prima sfilata con gli avatar, nata in collaborazione con il settimanale Grazia, per capire il genio Berlusconi e la potenzialità della sua creatura. Ad indossare abiti di Ferretti, Scervino, MaxMara e Ferragamo, sono state modelle vere, scansionate, trasformate in avatar e poi vestite delle creazioni a loro volta tradotte in 3D. Il risultato è stato una sfilata in tutto e per tutto reale, seppur virtuale. Guardare per credere. Ecco, nel futuro di Billy Berlusconi, che ha saputo buttarsi «senza pensarci troppo», che ha ascoltato e seguito il proprio istinto, c'è la speranza che l'avatar «diventi protagonista, che chiunque ne abbia uno» perché «è un mezzo per semplificare la vita alle persone e farle vivere di più nella vita reale».