Vaccino, Pfizer e Moderna rifiutano i test su trombosi e coaguli di sangue. Effetti collaterali, il sospetto sulla "chiamata privata"
La Johnson&Johnson avrebbe contatto segretamente le altre aziende produttrici dei vaccini anti-Covid per unire gli sforzi per la ricerca sui rischi di coaguli di sangue legati ai sieri. Riporta il Wall Street Journal che la J&J ha intenzione di creare una sorta di alleanza con le case farmaceutiche per comunicare con una sola voce benefici e rischi dei vaccini e dei coaguli di sangue. Solo AstraZeneca però ha aderito all'iniziativa. I dirigenti di Pfizer e Moderna, invece, hanno declinato l'invito. Secondo le due aziende, infatti, il loro vaccino è sicuro e non hanno bisogno di "macchiare", per così dire, la loro reputazione.
Il vaccino J&J rappresenta una svolta nella lotta al coronavirus per due ragioni: prevede una sola dose e non deve essere conservato a temperature bassissime come quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna. Ma ora è stato stoppato per nove casi di pazienti colpiti da Cvst (trombosi del seno venoso cerebrale), un raro tipo di coagulo del sangue che blocca i canali del seno venoso del cervello e può causare emorragie (cinque casi su un milione). In sei dei nove casi, la Cvst si è verificata in combinazione con bassi livelli di piastrine nel sangue (trombocitopenia).
Alla sospensione di J&J fanno eco le preoccupazioni sul vaccino di AstraZeneca visto che l'Ema h dichiarato che potrebbe esserci un collegamento, anche se per il momento non ci sono evidenze scientifiche.
Tant'è. Il Covid ha portato a nuove alleanze nel campo farmaceutico. L'azienda francese Sanofi, avendo rinunciato al suo vaccino per via dei risultati deludenti, si è alleata a febbraio con la Pfizer per produrre il siero americano. E l'azienda Merck & Co ha messo a disposizione di Johnson&Johnson due dei suoi stabilimenti, uno per il confezionamento e uno per la produzione dei vaccini monodose.