Vaccini buoni e vaccini non buoni, "il dilemma dei diabetici": parla il diabetologo Eugenio Maria De Feo
Pubblichiamo l'intervento del professore Eugenio Maria De Feo, diabetologo.
Premesso che non sono un infettivologo-virologo, ma un semplice diabetologo con una esperienza solo quarantennale, vorrei fare alcune considerazioni che spero siano utili a tanti pazienti diabetici, ma che potrebbero valere anche per altri con patologie croniche. La domanda che mi viene posta più spesso in questi giorni dai miei pazienti è: “dottore, mi devo vaccinare per il Covid? E se mi propongono un vaccino non buono, posso chiedere di sceglierne uno più buono?”. A queste due semplici domande cerco di rispondere sia in base alle mie conoscenze mediche, sia in base agli anni di esperienza in ospedale e ad un certo buon senso che dovrebbe guidare anche molti gestori dell’informazione e la categoria di medici telegenici attualmente in voga. I diabetici e i malati di patologie croniche devono assolutamente vaccinarsi e devono cercare di farlo al più presto possibile, ma questo vale anche per chi non ha patologie croniche, per un dovere sociale. Per quanto riguarda la scelta
del vaccino lasciamo l’etichetta di “buono … non buono” alle gag di Andy Luotto di arboriana memoria. I vaccini attualmente in commercio e quelli in futuro approvati dall’EMEA sono tutti buoni. Le piccole differenze di copertura vaccinale tra i vari vaccini all’atto pratico non hanno molta importanza, tra l’altro sono differenze emerse durante un uso sperimentale e che poi possono essere completamente ribaltate nell’uso su larghe fette di popolazione (vedi esperienze della Scozia e di Israele). La copertura vaccinale è comunque uguale nell’evitare le conseguenze gravi dell’infezione da Covid e questo è quello che importa. Nessuno poi può sapere quale di questi vaccini funzionerà di più o di meno in caso di comparsa di varianti virali, neanche i virologi più frequentemente intervistati. Le normative emanate dal ministero della Salute prevedono che i Diabetici Tipo 1 (giovanile, insulino-dipendente) e quelli Tipo 2 con severe compromissioni organiche e complicanze dovrebbero essere vaccinati subito dopo gli ultraottantenni e con vaccino tipo quello prodotto da Pfizer o Moderna, ma questo non perché il vaccino Astra Zeneca non sia valido, bensì perché quest’ultimo può essere gravato da effetti collaterali più frequenti e fastidiosi, lo stesso varrà anche per i futuri vaccini della Johnson&Johnson o lo Sputnik russo. Per effetti collaterali non si intende che si può morire, ma il più delle volte che si hanno manifestazioni simil influenzali solitamente di breve durata. Io credo che in un periodo di pandemia così pericolosa preoccuparsi di soffrire per un paio di giorni per dolori articolari diffusi accompagnati da un po' di febbre sia ridicolo. Per i pazienti diabetici Tipo 1 (la forma insulino-dipendente che insorge per problemi del sistema autoimmune) al di sotto dei 65 anni che in questo periodo si vedono proporre la vaccinazione
Astra Zeneca (che non è proposta agli ultra-sessantacinquenni solo perché non è stata sperimentata a sufficienza in questa fascia di età) io consiglierei di praticarla, nel caso per i vaccini alternativi sono previsti tempi lunghi, ma solo se nel passato hanno già praticato la classica vaccinazione antinfluenzale che per metodo di preparazione e veicolo dell’antigene virale è molto simile ai vaccini Astra Zeneca, Johnson & Johnson e Sputnkc. Lo stesso vale per i Diabetici Tipo 2 senza gravi complicanze e sotto i 65 anni. Io sono medico e ho superato da pochi mesi i 65 anni, sono stato vaccinato con il vaccino Pfizer ma se mi avessero posto di fronte all’alternativa: Astra-Zeneca subito o Pfizer fra qualche mese avrei sicuramente optato per la prima opzione. E in tutta sincerità se mi avessero consentito di destinare la seconda dose di richiamo a un familiare o a un paziente in pericolo di vita lo avrei fatto volentieri: ma questo è un altro discorso e riguarda più la politica economico-sanitaria (che non dovrebbe essere decisa dai politici in base all’Audit televisivo.