Coronavirus, "morti ridotti del 60%": ecco che cosa "ammazza" il Covid, una scoperta che può fare la storia
Da uno studio, una speranza contro il coronavirus. Una speranza che risponde al nome di vitamina D, che ridurrebbe le morti per Covid-19 del 60 per cento. Cifre pazzesche, se le cose stessero come ritiene la ricerca pubblicata dal Social Science Research Network. Lo studio ha valutato l'efficacia del calcifediol - una vitamina D3 - su più di 550 persone che sono state ricoverate nei reparti Covid dell'Hospital del Mar a Barcellona, in Spagna. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale o come destinatari del trattamento con calcifediolo o come controlli al momento del ricovero, prima di ricevere cinque dosi di vitamina a intervalli crescenti di due, quattro, otto e 15 giorni. E stando alle evidenza, questo tipo di terapia potrebbe "salvare molte migliaia di vite".
Lo studio ha infatti rilevato che i malati di coronavirus trattati con dosi di vitamina D avevano l'80% in meno di probabilità di richiedere un trattamento in terapia intensiva. Dall'Università di Barcellona hanno anche concluso che "i risultati hanno mostrato una mortalità ridotta di oltre il 60%" per coloro che hanno ricevuto il trattamento con calcifediolo. Uno studio celebrato anche da David Davis, ex segretario per la Brexit, che su Twitter ha parlato di risultati "molto importanti. I risultati di questo studio ampio e ben condotto dovrebbero portare a questa terapia somministrata a tutti i pazienti Covid in ogni ospedale. Il governo del Regno Unito dovrebbe aumentare la dose e la disponibilità di vitamina D a tutti i gruppi vulnerabili", ha rimarcato Davis.
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E ancora, ha aggiunto: "Questi approcci salveranno molte migliaia di vite. Sono in ritardo e dovrebbero essere avviati immediatamente". Nel dettaglio la ricerca, che è comunque ancora in una fase preliminare, ha rilevato che 36 dei 551 pazienti trattati con calcifediol sono morti per Covid-19 rispetto ai 57 pazienti su 379 nel gruppo di controllo. In un altro contesto, lo stesso gruppo di ricercatori ha rilevato che solo il 5% del gruppo calcifediolo è stato ricoverato in terapia intensiva. Dati davvero incoraggianti.
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