Coronavirus, "Pianura Padana come una stanza chiusa". Lo studio: il legame tra smog ed epidemia
C'è un legame tra un elevato tasso di smog e il Covid. L'inquinamento si conferma "un'autostrada per la diffusione di Covid in Pianura Padana", è quanto evidenziato da Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima), annunciando la pubblicazione del position paper Sima sul 'British Medical Journal', dopo 7 mesi di accurata peer-review da parte della comunità scientifica internazionale.
"Abbiamo ottenuto la prova definitiva dell'interazione tra particolato atmosferico e virus quando siamo riusciti a isolare tracce di Rna virale in campioni provenienti dai filtri di raccolta del particolato atmosferico prelevati nella provincia di Bergamo durante l'ultima serie di picchi di sforamento di Pm10 avvenuta a fine febbraio, quando le curve di contagio hanno avuto un'improvvisa accelerata facendoci precipitare nell'emergenza sanitaria culminata con il lockdown". spiega Leonardo Setti, docente di Biochimica industriale all'Alma Mater di Bologna e membro del comitato scientifico Sima.
Si scopre dallo studio che la Pianura Padana "in inverno è assimilabile ad un ambiente indoor con il soffitto di qualche decina di metri, dove in presenza di una grande circolazione virale le condizioni di stabilità atmosferica, il tasso di umidità e la scarsa ventilazione hanno di fatto aperto al Coronavirus delle vere e proprie autostrade", aggiunge Gianluigi De Gennaro, professore di Chimica dell'ambiente all'Università di Bari.
E dove è possibile riscontrare anche per diversi giorni consecutivi più di 150.000 particelle per centimetro cubo, con un impatto sulla salute, anche in termini di mortalità evitabile, oramai acclarato dai rapporti annuali dell'Agenzia Europea per l'Ambiente. "Sono quasi 200 i lavori scientifici che hanno citato i nostri studi, tra cui quello a firma del premio Nobel J. Molina - aggiunge Setti -Tutti hanno confermato le nostre ipotesi mettendo in evidenza fenomeni di iperdiffusione ('superspread') del virus in vari Paesi del mondo. Tanti colleghi hanno osservato lo stesso fenomeno partendo da ipotesi diverse rafforzando ulteriormente il modello da noi proposto".