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Infarto, parla il cardiologo: i segnali da non sottovalutare per prevenire la "morte improvvisa"

di Ventura Cigno domenica 27 gennaio 2019

2' di lettura

Alessandro Biffi, cardiologo del Coni per 35 anni e past-president della Società Italiana di Cardiologia dello Sport, ha rilasciato una lunga intervista al Quotidiano Nazionale approfondendo un tema molto delicato, quello della morte improvvisa tra gli sportivi. La legge sullo sport del 1982 rende l’Italia uno dei paesi più all’avanguardia nella prevenzione, infatti negli ultimi 20 anni le morti si sono ridotte dell’86%. Biffi in questa circostanza ha rammentato quanto importante sia che i medici sportivi si tengano aggiornati; infatti è anche grazie all’introduzione dello screening preliminare se i decessi sono gradualmente diminuiti. Il modello italiano della medicina sportiva è ad oggi uno dei migliori al mondo e si basa sul Cocis, uno speciale protocollo cardiologico di grande aiuto per arrivare alla diagnosi. Nemmeno questo però talvolta esclude che gli atleti possano morire all’improvviso. Biffi ha infatti specificato come possa incombere l’errore medico o che si sottovaluti l’importanza di un piccolo segnale. Indubbiamente ogni sportivo non dovrebbe mai tacere al proprio medico (per paura di vedersi negata l'idoneità) determinati sintomi d'allarme: dolori al torace, affanni, palpitazioni o svenimenti.  Per monitorare quanto di più le morfologie non comuni e le piccole spie, come nel caso del calciatore Davide Astori i cui elettrocardiogrammi avevano rivelato delle extrasistoli ventricolari a rischio, è necessaria una particolare accuratezza accompagnata da approfonditi accertamenti: “Si parte con l’ecocardiogramma, con l'holter sulle 24 ore. E in casi di particolare sospetto per patologia aritmogena e ipertrofica, con la risonanza magnetica del cuore. Solo per ultima, e in selezionatissimi casi, perché determina anche potenziali rischi, la biopsia del cuore”. In ogni caso Biffi, data la sua lunga esperienza, ha affermato che il più delle volte si punta il dito contro i medici quando invece bisognerebbe soffermarsi sul fatto che anche i migliori screening possono avere margini di errore.

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