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Epilessia: la dieta chetogenicapuò aiutarci a 'fermare' le crisi

I dati del gruppo di studio ‘Dietoterapie in epilessia’ della Lega italiana contro l’epilessia (Lice) sono stati presentati durante il convegno ‘Dietoterapie in epilessia’ e aprono nuove interessanti prospettive
di Maria Rita Montebelli sabato 30 novembre 2019

2' di lettura

Può un cambio nel regime alimentare influire su una condizione neurologica come l’epilessia? Sembrerebbe di sì stando ai dati presentati in occasione del convegno ‘Dieta chetogenica. Stato dell’arte esperienza italiana’ organizzato dal gruppo di studio ‘Dietoterapie in epilessia’ della Lega italiana contro l’epilessia (Lice) presso l’Ospedale pediatrico del Bambino Gesù di Roma. La dieta chetogenica è un particolare regime alimentare condotto sotto stretto controllo medico che ha come obiettivo quello di indurre e mantenere uno stato cronico di chetosi. A consentire un adeguato livello di chetosi, cioè una condizione metabolica in cui vengono utilizzati corpi chetonici come fonte energetica, sono un basso apporto di carboidrati e un alto apporto di grassi in rapporto controllato. Un piano dietetico dove il 90 per cento della razione alimentare è composta da lipidi, il 7 per cento da proteine e solo il 2-3 per cento da glucidi: una combinazione piuttosto lontana dalla dieta mediterranea che include in linea di massima il 10 per cento di proteine, il 65 per cento di carboidrati e 25 per cento di lipidi. Nelle persone con epilessia farmaco-resistente chiamate a seguire una dieta chetogenica, è stata osservata la riduzione delle crisi epilettiche fino all’85 per cento dei casi e una remissione totale degli attacchi nel 55 per cento dei pazienti “Si tratta di una terapia dietetica non adatta a tutti i pazienti – ha sottolineato Oriano Mecarelli, presidente Lice, dipartimento di neuroscienze umane dell'università Sapienza di Roma - Le persone con epilessia candidate al trattamento hanno spesso una storia clinica complessa ed è necessario eseguire uno screening preliminare clinico e biochimico per escludere un problema congenito del metabolismo che possa essere aggravato dalla dieta. Prima di iniziare la dieta chetogenica sono inoltre necessari incontri con le famiglie dei pazienti mirati a fornire informazioni sulla preparazione dei pasti, sulla necessità di somministrare integratori vitaminico-minerali e su come monitorare i livelli di chetosi e gli eventuali effetti collaterali”. Un trattamento a tutti gli effetti, quello della dieta chetogenica, che però non può essere somministrato per tutta la vita tranne in alcune specifiche malattie metaboliche. Per i bambini che ottengono un controllo delle crisi maggiore del 50 per cento, la dieta può essere proseguita per un periodo anche di due anni, a meno che non si verifichino effetti collaterali che richiedano la sospensione del trattamento. Questo piano dietetico-terapeutico può essere invece adottato per diversi anni dai bambini che raggiungono una remissione del 90 per cento delle crisi epilettiche, con effetti collaterali quasi nulli. “Si tratta di dati estremamente importanti quelli presentati – ha dichiarato la dottoressa Raffaella Cusmai, responsabile scientifico del gruppo di studio ‘Dietoterapie in epilessia’ Lice, dipartimento di neuroscienze e neuroriabilitazione dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù - Attualmente, nonostante l’introduzione di farmaci antiepilettici di nuova generazione, circa il 30 per cento circa dei pazienti risulta farmaco-resistente. Pertanto, l’interesse della ricerca scientifica nei confronti della dieta chetogenica continua a rimanere alto e oggi ci invita ad approfondire alcune nuove prospettive emergenti come quello della relazione tra microbiota intestinale e cervello”. (ISABELLA SERMONTI)

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