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Studio clinico con integratore a base di olio di canapa sativa

Al dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università di Torino dimostrata l’utilità di AlfaLife per la modulazione dell’iperlipidemia in pazienti pediatrici. I medici: “Assenza di effetti collaterali del trattamento”
di Maria Rita Montebelli domenica 4 agosto 2019
Studio clinico con integratore a base di olio di canapa sativa

3' di lettura

L’uso di un integratore nutrizionale a base di olio di semi di canapa sativa può aiutare nella modulazione dell’iperlipidemia: è questo il risultato dello studio condotto presso il dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università di Torino, sotto la supervisione della professoressa Ornella Guardamagna. L’incremento dei livelli di colesterolo e/o di trigliceridi, per lo più associati a disordini del metabolismo lipoproteico, rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare. Queste alterazioni, se presenti nei giovani e sin dell’età pediatrica, costituiscono un fattore aggravante ulteriore in quanto indice di possibili patologie ereditarie, geneticamente trasmesse. Tali condizioni sono correlate a malattia coronarica e infarto miocardico anche in giovani e adulti.Una diagnosi precoce e un intervento terapeutico personalizzato, e mirato al controllo di tali parametri, costituiscono la migliore strategia di prevenzione di eventi cardiovascolari futuri. Nella pratica clinica, oltre alla correzione dello stile di vita e all’utilizzo di farmaci, le opzioni terapeutiche si basano anche sull’impiego di integratori alimentari la cui efficacia sia provata da studi scientifici e autorizzata da agenzie regolatorie tra cui l’European Food Safety Authority (Efsa). È in quest’ottica che si colloca lo studio dell’Università di Torino, il primo nel suo genere al mondo eseguito sugli esseri umani: è stato svolto con la somministrazione di Alfalife, un integratore a base di olio di canapa sativa, ricco di acidi grassi polinsaturi – in particolare acido linoleico (LA) e acido alfa-linoleico (ALA) – prodotto dalla milanese Freia Farmaceutici, specializzata nello sviluppo di soluzioni terapeutiche derivanti da semi di canapa sativa privi di sostanze psicotrope. Bambini e adolescenti, in totale 36 di età compresa tra i 6 e i 16 anni, hanno assunto per 8 settimane 3 grammi dell’integratore a base di olio di canapa sativa che ha fornito loro 700 mg di acido alfa-linoleico e 1400 mg di acido linoleico, dimostrando una ottima adesione allo studio e tollerabilità dell’integratore. Già in passato il ruolo dei derivati dell’olio di canapa sativa era stato valutato in alcuni modelli animali risultando efficace nella modulazione dell’iperlipidemia e dell’aggregazione piastrinica, mentre solo due sono gli studi pilota eseguiti sugli esseri umani. Quello condotto dall’Università di Torino è pertanto il primo studio al mondo volto a valutare gli effetti di otto settimane di integrazione con olio di canapa sativa sulla composizione degli acidi grassi presenti nella membrana fosfolipidica dei globuli rossi e sul profilo lipidico sierico in bambini e in adolescenti con iperlipidemia primaria. I risultati dello studio sono stati particolarmente incoraggianti e coerenti con il miglioramento di parametri di rischio cardiovascolare: il trattamento terapeutico, infatti, ha ridotto i livelli di colesterolo LDL nel gruppo sottoposto al trattamento con integratore e ridotto significativamente il contenuto degli acidi grassi saturi e monoinsaturi dei globuli rossi aumentando invece i livelli di acidi grassi polinsaturi Omega 3 e Omega 6 e l’indice Omega 3. “Pur trattandosi di un primo studio preliminare, le prospettive di intervento terapeutico con l’integratore oggetto dello studio rappresentano un importante passo avanti nel trattamento di patologie a lungo silenti ma potenzialmente severe – ha commentato la professoressa Ornella Guardamagna – Un aspetto non trascurabile è l’assenza di effetti collaterali del trattamento utilizzato. Quest’ultimo rappresenta un elevato valore aggiunto e un fattore di miglioramento delle cure e della qualità della vita dei giovani pazienti e apre a nuove prospettive di ricerca clinica nel trattamento di patologie dismetaboliche anche in età pediatrica”. (EUGENIA SERMONTI)

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