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Ipertensione, fumo e alcol: i cavalieri dell'Apocalisse

Dalla formidabile miniera di dati del GBD 2010, pubblicata oggi su Lancet, scaturiranno le priorità per la sanità pubblica dei prossimi anni

Maria Rita Montebelli
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L'immortalità è un sogno ancora lontano, ma di certo un bambino che ha visto la luce nel 2010 sa già di poter contare di 11 anni di vita in più rispetto ai ‘ragazzi' degli anni '70, mentre le bimbe classe 2010 di anni di vita ne hanno guadagnati 12, rispetto a una donna nata nel 1970. E mentre il record di longevità nel mondo spetta, almeno per il 2010, alle donne giapponesi (con un'aspettativa di vita alla nascita di 85,9 anni) e agli uomini islandesi (con un'attesa di vita alla nascita di 80 anni), quello per l'aspettativa di vita peggiore appartiene ad Haiti, con 32,5 anni per gli uomini e 43,6 per le donne. Ma chi nei 40 anni trascorsi dagli anni '70 al 2010 ha fatto registrare una vera e propria impennata nell'aspettativa di vita sono state le Maldive (per gli uomini un più 54,4% e per le donne un più 57,6%). E chissà che non sia anche merito del boom del turismo tricolore! Passo del gambero invece per Ucraina e Paesi dell'Europa dell'Est, dove l'aspettativa di vita è nettamente peggiorata negli ultimi 40 anni, per i decessi correlati all'abuso di alcol. Anche la mortalità infantile ha subito una netta battuta d'arresto, essendo crollata del 60% dagli anni '70; un successo clamoroso, con una grossa macchia però, visto che le morti al di sotto dei cinque anni d'età sono state nel 2010 un dramma da 6,8 milioni. Dal 1990 al 2010 i decessi per malattie infettive, neonatali e per fame sono scesi del 17%. Ma il peso dell'HIV e della malaria rimane purtroppo importante: le morti da AIDS sono passate da 300mila nel 1990 al milione e mezzo del 2010, mentre la malaria ha falciato via 1,17 milioni di vite nel 2010, facendo registrare un aumento di quasi il 20% rispetto al 1990. Sono solo alcuni dell'incredibile corpo di dati che costituisce il rapporto Global Burden of Disease (GBD) 2010, appena pubblicato su Lancet. Un ‘esercizio' statistico inaugurato nel 2007 (e allora finanziato dalla Banca Mondiale) da un consorzio di sette partner d'eccellenza:  l'Università di Harvard, l'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) della Washington University (Seattle), la Johns Hopkins University, l'Università del Queensland, l'Imperial College London, l'Università di Tokyo e l'Organizzazione Mondiale della Sanità. La versione 2010 del rapporto è stata supportata dalla Bill & Melinda Gates Foundation. E il GBD 2010 cerca anche di dare un volto ai responsabili dei mali della cattiva salute del mondo. Così, al momento i veri cavalieri della morte risultano essere le malattie non comunicabili. Due decessi su 3 nel 2010 (nel 1990 erano una su due) hanno avuto come causa tumori, diabete o malattie cardiovascolari. E in particolare, nel 2010 è morto di cancro il 38% di persone in più che nel 1990, mentre un decesso su 4 è stato provocato da un ictus o da un infarto. Ma la salute naturalmente è molto più che evitare la morte; e purtroppo possono essere molti gli anni da trascorrere con compagni di viaggio non proprio piacevoli. In questo caso la parte del leone è giocata dai disturbi muscolo-scheletrici (come l'artrite o il mal di schiena) e da quelli mentali-comportamentali (come depressione, schizofrenia, uso di droghe e abuso di alcol). E per concludere, il GBD 2010 identifica in tre elementi, i peggiori pericoli per la salute del globo: pressione alta, fumo e alcol. Nel 2010, l'ipertensione ha fatto 9,4 milioni di morti, il fumo di tabacco (compreso quello ‘passivo') 6,3 milioni e infine l'alcol ha ucciso circa 5 milioni di persone. Tutt'altro che trascurabile anche il contributo della sedentarietà e della cattiva alimentazione (all'interno della quale i determinanti più significativi risultano essere lo scarso consumo di frutta e l'eccessivo consumo di sale), che insieme totalizzano 12,5 milioni di morti. (STEFANIA BELLI)

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