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La proteina di Braccio di Ferro per ossa d'acciaio

Uno studio appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences apre nuovi scenari sui trattamenti antiosteoporosi

Maria Rita Montebelli
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C'è una new entry tra i protagonisti della salute delle ossa ed è una proteina, sempre meno misteriosa perché sempre più conosciuta nelle sue azioni, che va sotto il nome di osteocalcina. Uno studio condotto da un gruppo di bioingegneri del Politecnico di Rensselaer, in collaborazione con l'università di Yale e l'Hospital for Special Surgery di New York e finanziato dai National Institutes of Health americani, dimostra per la prima volta che questa proteina gioca un ruolo fondamentale nel determinare la forza e la resistenza delle nostre ossa. Tutte le fratture a carico delle ossa ‘sane' iniziano con la formazione di una miriade di minuscoli buchetti, del diametro pari a 500 atomi. A quel punto, basta uno scivolone sul ghiaccio o un inciampo sul tappeto di casa, a deformare un paio di proteine dell'osso che viaggiano sempre in coppia, l'osteopontina e l'osteocalcina, e a provocare in questo modo la formazione di buchetti nell'osso, un po' più consistenti, ma sempre nell'ordine del milionesimo di millimetro, detti ‘bande di dilatazione'. La natura mette in campo questo meccanismo per proteggere l'osso circostante da danni ulteriori. Tuttavia se il colpo ricevuto con la caduta è importante o se quell'osso è deficitario di queste due proteine ‘cuscinetto', la frattura diventa inevitabile. “Questo studio – afferma Deepak Vashishth, direttore del Dipartimento di Ingegneria Biomedica del Rensselaer – è il primo in assoluto a dimostrare l'importante ruolo svolto dalla osteocalcina nel conferire all'osso la capacità di resistere alle fratture. Riuscire a rinforzare l'osteocalcina potrebbe significare dunque ‘fortificare' tutto l'osso”. Di recente, anomalie nella formazione di questa importante proteina, sono state individuate anche nei pazienti con diabete di tipo 2 che, come noto, sono più a rischio di fratture. Ora che è stato chiarito il meccanismo di ‘partecipazione' dell'osteocalcina al determinismo delle fratture, questo potrebbe aprire la strada ad un nuovo filone di ricerche di farmaci contro l'osteoporosi. Una strategia potrebbe essere proprio quella di somministrare supplementi di osteocalcina, ma per essere assorbita nell'osso la proteina deve essere ‘carbossilata' e questa reazione avviene solo in presenza della vitamina K.  Un altro filone di studi riguarderà dunque verosimilmente i rapporti tra assunzione di vitamina K, osteocalcina e resistenza delle ossa. “Al momento – prosegue Vashishth – tutti i consigli legati alla prevenzione dell'osteoporosi riguardano l'assunzione di alimenti contenenti calcio. Ma i risultati di questo studio suggeriscono che la vitamina K potrebbe giocare un ruolo prezioso per la salute delle ossa. Questa vitamina è contenuta nei vegetali a foglia larga, quali spinaci e broccoletti, già noti per essere preziosi alleati della salute.  E che in futuro potrebbero dunque essere consigliati anche come 'robusti' alleati delle ossa. (LAURA MONTI)

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