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Ritorno al futuro… della ricerca!

A caccia di biomarcatori. Per prevedere le mosse della malattia e contrastarne le conseguenze

Maria Rita Montebelli
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  “Quando troveremo una cura per il Parkinson, non sarà grazie a una singola persona o al lavoro di una fondazione. Succederà grazie al contributo di ognuno di noi, per aver lavorato insieme”. A pensarla così è Michael J. Fox, il celebre attore canadese, star della trilogia ‘Ritorno al futuro' e di ‘Casa Keaton'. Ma soprattutto star della ricerca sul Parkinson, malattia con la quale convive da quando aveva 29 anni. E le persone come Michael fanno bene alla gente e alla ricerca perché accendono le luci dei riflettori su una malattia misteriosa che, come visto, non risparmia neppure i giovani e le celebrities. Ma c'è ancora tanto da fare per aumentare la consapevolezza di questa patologia dei suoi segni e delle sue conseguenze. Una recente indagine dell'Eurisko ha messo in evidenza che il 78% dei parenti di pazienti parkinsoniani non conosce i sintomi della malattia e che l'87% di loro non era stato neppure sfiorato dal dubbio che potesse trattarsi di Parkinson, prima di ricevere la diagnosi. L'esordio di questa malattia a volte è subdolo:  ridotta espressività del volto, cambiamenti della voce o del modo di esprimersi, difficoltà nell'eseguire compiti complessi o più attività nello stesso momento. Conoscere i sintomi può spianare la strada alla diagnosi precoce. Le persone colpite dalla Malattia di Parkinson in Italia sono oltre 200 mila. Si manifesta in genere dopo i 60 anni, ma nel 10% dei casi esordisce prima dei 40 anni. Il 24 novembre prossimo, nell'ambito della Giornata dell'informazione sulla malattia di Parkinson, presso un centinaio di ospedali italiani, chiunque lo vorrà potrà chiedere informazioni su questa patologia agli specialisti Neurologi. Per conoscere le sedi più vicine è possibile visitare il sito www.giornataparkinson.it o chiamare il Numero Verde 800 14 96 26.Organizzata da LIMPE e DISMOV-SIN, questa manifestazione, giunta alla quarta edizione, ha ricevuto il patrocinio del Presidente della Repubblica e del Ministero della Salute.  Dall'11 al 24 novembre sarà inoltre possibile effettuare donazioni a sostegno della Ricerca tramite il numero 45596 (1 € con SMS da cellulare personale TIM, Wind, 3, PosteMobile, CoopVoce e Nòverca e 2 € con chiamata da rete fissa Fastweb e TWT). I CAMPANELLI D'ALLARME Ad oggi non esiste un farmaco capace di prevenire la Malattia di Parkinson. La ricerca sta cercando dunque di individuare dei ‘biomarcatori', veri e propri campanelli d'allarme, associabili al rischio di sviluppare la malattia e alla velocità della sua progressione.“I biomarcatori – spiega il Professor Paolo Barone, presidente della DISMOV-SIN – potrebbero rappresentare la svolta definitiva nella lotta al Parkinson, poiché consentirebbero di prevedere, diagnosticare e monitorare la malattia, ma anche di determinare quali terapie possono funzionare in un determinato paziente e quali no”. Uno dei principali studi internazionali mirati all'identificazione di biomarcatori è il  Parkinson's Progression Markers Initiative (Ppmi) finanziato proprio dalla Michael J.Fox Foundation, che sarà condotto in 23 centri negli Stati Uniti e in Europa. L' Italia vi prenderà parte con il  Cemand (Centro per le malattie neurodegenerative dell'Università di Salerno), coordinato dal Professor Paolo Barone. LE CADUTE Un altro dei focus della ricerca è l'individuazione dei fattori predittivi delle cadute, una complicanza che interessa in particolare i pazienti in fase intermedia-avanzata di malattia, quando diventano importanti le difficoltà di deambulazione e i disturbi dell'equilibrio. “Il nostro obiettivo – afferma il Professor Giovanni Abbruzzese, Presidente LIMPE - è quello di riuscire a identificare i fattori predittivi delle cadute, così da pianificare interventi preventivi o trattamenti riabilitativi specifici, per garantire così al paziente e ai suoi care giver una miglior qualità di vita”. (VALENTINA MATTEI)

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