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Le "Permanenze lontane" di Maurizio Landini

Esce il 5 settembre per Edizioni della Sera il pamphlet poetico di un autore esordiente: il tema della morte rivisto con originalità

Giulio Bucchi
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Possiamo viaggiare restando fermi, immobili? Esce il 5 settembre da Edizioni della Sera, quasi a voler rispondere a questa domanda, un libretto di poesia dell'esordiente Maurizio Landini che tenta, attraverso il poetare di una silloge matura e decisa, una sfida inedita alla "immobilità del quotidiano". Il verbigerare fantastico dell'autore è un andirivieni di dialoghi e monologhi che si propongono, attraverso un musicale giocare con le parole, di squarciare la realtà atrofizzata in un melanconico sentire comune, verso un deciso ripensamento della vita a partire, innanzitutto, dai propri ricordi che, in un vissuto turbolento di "anni mai fermi", conducono al confronto col tema della morte e al rumore altisonante d'ogni requiem. Permanenze lontane, così si chiamerà il piccolo pamphlet poetico in uscita sul finire dell'estate, promette di far parlare di sé come d'un libro non scontato, per cui gli "orti incurati e incuranti della quotidianità" diventino sentiero di riflessioni sull'esistenza tutta, con l'ausilio di un linguaggio mai complesso, e tuttavia colmo di pathos autentico che scuote il sentire d'ogni appassionato di poesia. Gli squarci di tutta una vita, definiti come "soggiorni comunque piacevoli, andirivieni emozionanti come il respiro profumato", diventano occasione per riflessioni generali sulla realtà circostante che "costringe" l'uomo a vivere da animale sociale permettendo comunque, se pur di rado, la nascita di qualche poeta pronto ad analizzare, con decisione, le coscienze d'ognuno.

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