Presentato progetto "curarsi per cultura"
Sarà utile per una migliore relazione tra il personale e i pazienti musulmani. Landi: "iniziativa importantante per integrazione"
Ieri a Milano è stato presentato il progetto "Curarsi per cultura". L'iniziativa è stata pensata dall'Assessorato alla Salute in collaborazione con Accademia ISA (Interreligious Studies Accademy) e CO.RE.IS (la Comunità Religiosa Islamica Italiana) per favorire l'integrazione sociale degli immigrati dal punto vista sanitario. Il progettto consiste in corsi la cui supervisione scientifica è affidata al dottor Mauro Buscaglia, direttore del dipartimento materno-infantile dell'ospedale San Carlo, per dotare medici e infermieri degli strumenti culturali tali da potersi relazionare senza pregiudizi, con pazienza e chiarezza ai pazienti musulmani. I corsi, finanziati dalla Fondazione Cariplo, saranno della durata di 20 ore mensili, inizieranno il 2 dicembre e andranno avanti per sei mesi. Per fare in modo che possa parteciparvi il personale sanitario di più ospedali saranno replicati per tre anni. Questi saranno tenuti da esperti italiani di religione islamica (psicologi e docenti universitari), si svolgeranno nell'aula magna dell'ospedale San Carlo, alla Fondazione Cariplo e nella sede dell'Accademia ISA. "Con questa iniziativa -spiega l'assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna - intendiamo promuovere una concreta e responsabile integrazione degli immigrati sul versante della salute con particolare riguardo a prevenzione, educazione sanitaria e malattie infettive. La società multiculturale è ormai da tempo una realtà di fatto ed è sempre più frequente l'interesse da parte di servizi pubblici e privati a trovare soluzioni più efficaci per affrontare le nuove esigenze emergenti. La crescita costante di immigrati in Italia e in particolar modo in Lombardia e nella città di Milano - prosegue Landi - così come la particolare presenza di rappresentanze riconosciute e qualificate delle religioni numericamente minoritarie, pone al centro dell'interesse cittadino e regionale lo sviluppo di buone pratiche volte a una migliore compartecipazione alla vita pubblica tra cittadini autoctoni, nuovi cittadini e ospiti temporanei del nostro Paese, nel rispetto delle diversità culturali, delle esigenze religiose e dell'ordinamento giuridico nazionale e locale".