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I manoscritti di Kafka escono dalle casseforti di Ubs

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I documenti sono contesi tra le presunte eredi e la Biblioteca nazionale di Israele

Eleonora Crisafulli
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I manoscritti di Franz Kafka tornano alla luce dopo essere stati per oltre 50 anni nelle casseforti di Ubs. L'apertura dei vani blindati della banca svizzera servirà a dirimere una controversia giudiziaria tra le eredi e le autorità israeliane. La Biblioteca nazionale di Israele rivendica per intero la proprietà dei manoscritti e accusa: "Riteniamo che a Zurigo ci siano documenti importanti di Kakfa, sottratti in forma clandestina ad Israele, violando la legge'', dichiara il legale dell'istituto, Meir Heller. La questione non è facile da risolvere per i numerosi passaggi di mano di quei documenti che l'autore della Metamorfosi non avrebbe neanche voluto rendere pubblici. Kafka, infatti, dopo essersi ammalato di tubercolosi, aveva incaricato il suo amico Max Brod di bruciare le opere dopo la morte, ma Brod, venendo meno alla volontà dello scrittore ed emigrato a Tel-Aviv per sfuggire al nazismo, pubblicò i testi. Poi, prima di morire designò il suo segretario Esther Hoffe come suo erede e quest'ultimo, a sua volta, lasciò tutti i suoi beni alle figlie. Tre anni fa le tre donne hanno voluto farsi confermare l'eredità dalle autorità israeliane. E nei prossimi giorni forse si potrà mettere un punto alla complicata vicenda. Stando a quanto scrive oggi il quotidiano svizzero Neue Zuercher Zeitung, lunedì 19 luglio verranno aperti quattro cassette di sicurezza a Zurigo e, in contemporanea, alcuni compartimenti di due banche a Tel Aviv, su ordine del tribunale israeliano. Ll'Ubs non ha voluto commentare la notizia, sottolineando che è prassi non rivelare informazioni sulle "attività della clientela". Il professore di letteratura Itta Shedletzky sarà la prima persona ad avere accesso a manoscritti e disegni e a farne l'inventario.

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