Roma, sui Cortei è scontro tra Alemanno e Prefetto
Il sindaco non è d'accordo con Pecoraro: «I romani vogliono un regolamento più stringente». La Cgil gongola
La Capitale sempre in tilt per i cortei, ma non serve alcun nuovo Protocollo. Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro l'ha detto a chiare lettere ieri: non ha messo tra le sue priorità la modifica del Patto che regola le manifestazioni di piazza nella Capitale. E questo non è per nulla piaciuto al sindaco Gianni Alemanno, che più di una volta aveva minacciato di ricorrere a un'ordinanza per fare “respirare” la città qualora non si fosse messa mano al Protocollo. Negli ultimi mesi, in concomitanza con le manifestazioni, la questione è sempre tornata sul “tavolo”, senza che però si riuscisse a trovare una soluzione. Soluzione che sembra allontanarsi, viste le parole del prefetto. «La situazione che c'è oggi, a parte l'ultimo corteo dello sciopero generale del 6 maggio, non mi sembra preoccupante e non mi sembra che ci siano tanti cortei. Oggi come oggi un nuovo protocollo non lo considero una priorità», ha spiegato Pecoraro. Il prefetto ha aggiunto che «c'è da parte di tutti il rispetto del Protocollo firmato, e criticità non ce ne sono state. È ovvio che se sussistono manifestazioni non autorizzate ci saranno le denunce dovute». Parole, queste, che hanno suscitato l'ira del sindaco. «In questo caso non sono d'accordo con il mio amico Pecoraro», ha risposto, «credo che tutti i cittadini romani vogliano un regolamento più stringente rispetto all'amministrazione dei cortei. È un problema che rimane aperto in una metropoli soffocata dal traffico e che non può sostenere le masse di manifestazioni che ogni giorno bloccano la vita della città». Una Roma dove le manifestazioni sono continue. Cortei, strade chiuse e autobus deviati, quando non scioperano. Lunedì prossimo altra di giornata di passione: 24 ore di agitazione sindacale del trasporto pubblico, senza autobus, con i passeggeri costretti a prendere la macchina e intasare ancor di più le strade della Capitale. E sulla necessità di una modifica al Protocollo sui cortei il Pdl si è stretto compatto con Gianni Alemanno. «Chi spiegherà alle migliaia di cittadini inferociti che rimangono soffocati dal traffico generato dalle manifestazioni che il regolamento dei cortei non è una priorità?», si è domandato il presidente della Commissione Sicurezza di Roma Capitale, Fabrizio Santori, il quale ha colto l'occasione per snocciolare i numeri delle proteste che hanno interessato il Centro. «Oltre 2.050 manifestazioni all'anno con una media di oltre 6 cortei al giorno, secondo i dati della Questura, non sono forse un problema da affrontare?», ha sottolineato. «Credo che chi ricopra incarichi istituzionali debba contemperare le esigenze di tutti, senza però calpestare il diritto alla salute dei cittadini romani. Per uscire da questo impasse meramente burocratico ed evitare qualsiasi scontro istituzionale», ha precisato, «è necessario che il sindaco prenda in mano la questione, certo del sostegno di tutta l'Assemblea Capitolina, e con i poteri speciali sul traffico affidati dal Governo, emani un'ordinanza sindacale che definisca regole e percorsi precisi, a tutela di chi vive questa città». Dalla parte del prefetto, invece, i sindacati, che già sostengono di aver fatto uno sforzo per sottoscrivere l'attuale patto. «Quando il prefetto fa questa osservazione gli va dato atto di una grande saggezza», ha commentato il segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, Claudio Di Berardino. «Siamo stati sempre coloro che hanno detto: servono le regole e l'autoregolamentazione dei cortei che sono il punto massimo e che garantiscono le libertà della città e di chi manifesta. Ma in questo momento le priorità sono altre», ha concluso, «come il lavoro, ambito nel quale il Comune dovrebbe impegnarsi maggiormente». di Rita Cavallaro