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Latina, fermata baby gang al femminile

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L'ultimo messaggio su Fb: "Ci mancheranno i nostri sabati passati a risse"

Monica Rizzello
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Gli agenti della Questura di Latina hanno scoperto e bloccato una vera e propria gang in rosa, che era diventata il terrore dei ragazzini di Latina. Il gruppo di baby bulle, scoperto dall'Ufficio di prevenzione generale della Questura di Latina dopo una serie di segnalazioni arrivate alla polizia, agiva in maniera violenta: bastava anche solo uno sguardo di troppo rivolto a un maschio del gruppo per scatenare la collera. Un litigio, uno spintone, qualche parolaccia, fino alla rissa, alle minacce, ai soprusi e alle intimidazioni anche in casa, affrontando i genitori delle vittime. La baby gang difendeva il “territorio”, Piazza San Marco, in pieno centro a Latina, abituale luogo di ritrovo del sabato sera per molti adolescenti. Il “capo” era una ragazzina di 15 anni, che frequenta la terza media in una scuola del capoluogo, denunciata al tribunale dei minori, insieme a una 14enne, per ingiurie, lesioni e minacce. Segnalate invece all'autorità giudiziaria altre due ragazze 13enni. Le prepotenze del gruppo di ragazze erano diventate nelle ultime settimane più pesanti e frequenti del solito, come avevano denunciato alcuni ragazzi del capoluogo. Le giovanissime del gruppo, tutte di estrazione sociale diversa ma non in situazioni di disagio, grazie al loro bell'aspetto avevano conquistato il consenso dei maschi. Le segnalazioni, tutte rigorosamente anonime, hanno fatto scattare immediati controlli, che si sono intensificati anche a causa del timore delle vittime di sporgere denuncia. In alcuni casi, come accertato dagli agenti di polizia, la gang arrivava addirittura a minacciare le vittime in casa, ma anche via Internet. Infatti, l'ultimo messaggio della gang è stato lasciato su Facebook, dopo l'ultima zuffa di sabato scorso: «Ci mancheranno i nostri sabati passati a risse». L'ultimo episodio era avvenuto sabato scorso, con una rissa scatenata in piazza e una denuncia sporta dalla madre di una delle vittime e poi ritrattata. Grazie a una serie di servizi mirati le quattro giovani autrici delle aggressioni sono state identificate e ascoltate in questura insieme ai genitori, increduli davanti alla situazione descritta dagli investigatori.

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