La "Messa di requiem" di Donizettiper la prima volta a Roma
Il fiammingo De Vlam ha completato la partitura: l'esecuzione domenica a Roma nella chiesa di San Pietro in Vincoli
di Caterina Maniaci Donizetti l'aveva lasciata incompiuta, la sua Messa di Requiem, eppure il fascino che emanava da quella partitura ha sfidato le proprie oscurità e il passare del tempo, tanto da costringere qualcuno a consacrare un lungo periodo della vita a tentare di colmarne le lacune e restituire ad una pienezza una musica soggiogante. Ora per la prima volta in Italia sarà eseguita una partitura della Messa effettuata dal fiammingo Valeer De Vlam e tratta, come la precedente curata nel 1976 dall' ungherese Vilmos Leskò, dal manoscritto originale del compositore italiano. L'edizione di De Vlam, non ancora conosciuta in Italia, è stata realizzata su espresso incarico della Fondazione Donizetti, per la quale il maestro De Vlam ha eseguito una vera e propria trascrizione filologica del Requiem dopo un lungo e certosino lavoro. De Vlam ha infatti impiegato tre anni e mezzo per ricomporre parti talora indecifrabili del manoscritto, così come parti mancanti per alcuni strumenti e per le voci soliste. L'opera di Donizetti, nella partitura restaurata da De Vlam, è stata eseguita per la prima volta il 19 aprile del 2002, nella chiesa di S. Martino a Bruxelles. Ora la ribalta sarà Roma, per la precisione domenica 18 novembre alle ore 19.00 nella meravigliosa chiesa di San Pietro in Vincoli. L'esecuzione è stata programmata nell'ambito di una interessante iniziativa, quella denominata con l'accattivante titolo: "E il settimo angelo suonò", dal sapore vagamente apocalittico. In realtà si tratta di un'originale concerto che riunisce i Dies Irae più celebri di tutti i tempi, composti da Mozart, Donizetti, Verdi, Bruckner, Berlioz, Franz Biber… Un progetto ideato da Giulia Pasquazi Berliri e patrocinato dalla Commissione Roma Capitale del Comune di Roma, con l'orchestra e il coro della Filarmonica Prenestina, (160 elementi fra coro e professori d'orchestra), diretti dal maestro e fondatore Paolo Falconi. In queste composizioni è trasfuso il senso cristiano della morte e della vita eterna, attraverso un percorso, ricco di pathos, che è sempre stato interiore e spirituale, prima ancora che musicale, ma che proprio nella musica, ha raggiunto esiti artistici ineguagliabili. Ma oggi la prospettiva escatologica viene perlopù accantonata, per non dire ignorata, da una cultura dominante che considera la morte un tabù e la vita eterna una curiosità bizzarra al pari delle apparizioni dei fantasmi, una convinzione per bigotti, se non un'assurdità.