DiMartedì, lite Tabacci-Santoro: "Lei è un...". E i toni si alzano
Si accendono gli animi a DiMartedì. Protagonisti della puntata del 13 settembre in onda su La7, Bruno Tabacci e Michele Santoro. Il primo, ospite di Giovanni Floris, esordisce ricordando le parole dell'interlocutore: "Il ricordo di Santoro sul voto del padre mi riporta alla memoria cos'è stato il periodo della costruzione, con partiti popolari che avevano 8 milioni di iscritti". Fin qui tutto bene, poi però il deputato di Centro democratico precisa: "A differenza sua non ho fatto parte di quelli che hanno demolito la politica, anche con la televisione in questi anni".
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Secondo Tabacci proprio questa demolizione della politica ha portato i Cinque Stelle a prendere il 33 per cento. Immediata la replica: "Tabacci dice che io sono colpevole di aver dato spazio al Movimento e sono stato punito con l'estromissione dalla tv. Ma anche quando sono uscito, il declino dei partiti è continuato quindi siete stati voi ad aver perso, avete imposto le vostre scelte all'elettorato".
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E ancora: "Il Pd a Bologna propone ai suoi elettori l'alleato di Berlusconi, Pier Ferdinando Casini". "E qual è il problema?", chiede allora Tabacci. Poi spazio a Mario Draghi, con l'elogio da parte dell'ex conduttore della Rai: "Questo governo mostruoso ha iniziato a scalpitare con le elezioni vicine e Draghi, che non è stato fatto presidente della Repubblica, ne ha approfittato". "Una tesi contraddittoria - controbatte Tabacci -, lei aveva detto che Draghi voleva durare il più possibile e poi lamenta il voto anticipato". "Ma io parlo un italiano comprensibile - dice ancora Santoro -. Ho appena detto quello che pensa". Finita qui? Neanche per sogno: "Lei è un maestro della televisione - prosegue Tabacci -, ma non accetto che mi faccia apparire come uno che parla sopra gli altri". "Ma quando l'ho detto, vuole fare la vittima?", chiede Santoro indignato.