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Matteo Renzi in pressing su Giuseppe Conte: "Non scapperà, vero?". Tam-tam impazzito, duello rusticano in tv

Enrico Paoli
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Con il capo del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, se la vedrà personalmente sulla vicenda Open e sulle relative intercettazioni. Ma lì, Matteo Renzi, gioca sul suo terreno preferito. «L'ex premier ha preparato per me 13 domande», afferma il leader di Italia Viva, «sarò felice di rispondere in un confronto in diretta Tv. Aspetto la sua proposta di data e nel frattempo preparo le 13 domande per lui, dalle mascherine al Venezuela. Sono certo che non scapperà dal confronto democratico. Vero?», chiosa Matteo sui social, in merito alle 13 domande poste da M5s sull'inchiesta Open. Se non siamo alla resa dei conti, fra Renzi e Conte, poco ci manca. Il listino delle domande dei 5 Stelle va dall'ipotesi di creazione di una struttura di «propaganda antigrillina» ai rapporti con l'Arabia Saudita, passando per i finanziamenti ad Open da parte di Alessandro Benetton, consigliere di Edizione Holding, e il voto sul Ddl Zan. «Queste domande», affermano i grillini sul blog del Movimento, «sono poste dal M5S nell'interesse di tutti i cittadini, a garanzia dei principi di piena trasparenza».

 

 

Preparate i popcorn. Ma in parlamento, nello specifico alla Giunta per le elezioni e le immunità del Senato, contano i numeri, più che le parole. E lì, Renzi, dovrà capire chi sta con lui, più che il chi sta con chi, avendo scelto di giocare le sue carte sull'immunità parlamentare. Il leader di Iv, nonostante all'epoca dei fatti contestati non fosse parlamentare, invoca l'applicazione dell'articolo 68 della Costituzione. Un passaggio delicato, politicamente parlando, con una bella dose di rischio. La commissione presieduta dall'azzurro Maurizio Gasparri, a partire da questa sera, si ritroverà fra le mani il dossier inviato da Renzi. Alla giunta l'ex presidente del Consiglio ha trasmesso alcune carte sull'inchiesta che riguarda la Fondazione Open. Nell'incartamento anche le ordinanze della magistratura. Il primo step per i commissari del Senato sarà capire se la vicenda possa essere connessa alla sua funzione di senatore in carica. A quel punto si deciderà come procedere con l'istruttoria.

 

 

Il senatore confida nel voto favorevole della Giunta, in modo da neutralizzare la campagna mediatica e giudiziaria sul caso Open, scaturita dall'inchiesta della Procura di Firenze sui finanziamenti ricevuti dalla fondazione riconducibile all'ex presidente del Consiglio. Ma quando la commissione del Senato sarà a chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di Renzi, di non concedere ai magistrati l'utilizzo delle intercettazioni allegate al fascicolo Open, il voto favorevole del Pd resta una «variabile molto forte». Meno criptica la posizione della Lega. «Sui temi della giustizia sono un garantista e quindi aspetto le sentenze e penso che ogni libero cittadino sia innocente fino a prova contraria», afferma il vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa. Scontato il voto favorevole dei tre esponenti di Iv (Bonifazi, Cucca e Ginetti), a giocare un ruolo centrale sarà il partito di Giorgia Meloni che ha due componenti: Lucio Malan e Alberto Balboni. La decisione sarà presa solo dopo la lettura delle carte. Anche in caso di astensione da parte di Fdi, Renzi dovrebbe incassare il via libera allo scudo sulle intercettazioni. Pur sommando i voti grillini (3), del gruppo Misto (4) e di Leu (1) si arriva a 8. Il pallottoliere è dalla parte di Renzi. Ma ha una strada obbligata: l'accordo con Fi e Lega.

 

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