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Monsignor Viganò delira sui morti Covid, Massimo Giannini lo asfalta: "Non rispetto questo mascalzone"

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"Un mascalzone". Così Massimo Giannini, ospite di Giovanni Floris a DiMartedì su La7, definisce il monsignor Carlo Maria Viganò. La regia manda in onda le sue parole, terrificanti, sulla pandemia di Coronavirus: "In tutte la parti del mondo in cui vige la psico-pandemia il popolo scende nelle piazze a manifesta il proprio dissenso. I media di regime, in pratica tutti, tacciono sistematicamente quello che però possiamo vedere su Internet. Ci siamo svegliati tardi, è vero, ma stiamo capendo che ci hanno ingannato per quasi due anni, dicendo che non c'erano cure, che si moriva di Covid mentre invece uccidevano deliberatamente i contagiati per farci accettare mascherine, lockdown e coprifuoco". Un'ulteriore appoggio, da parte dell'alto prelato, alle teorie del complotto e al "popolo no vax".

 

 

 

 

 


"Io rispetto tutti ma non chi dice le bugie - incalza il direttore della Stampa -. Questo monsignor Viganò è un mascalzone, ha detto che hanno ucciso le persone ricoverate, facendoci credere che morivano di Covid per imporci la mascherina. Questa è una mascalzonata della quale, mi stupisco, persino un alto prelato si assuma la responsabilità. Noi dobbiamo essere intolleranti, basta con la tolleranza per chi mente. Non con chi la pensa diversamente, ma con chi mente". 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fuoco di fila nei confronti di Viganò, il punto di riferimento dei cattolici anti-Bergoglio più estremi e ispiratore della teoria del grande complotto mondiale, il cosiddetto "Great reset" tanto caro ai circuito QAnon internazionale, nello studio di Floris è unanime. Bruno Vespa si limita, sospirando, a un emblematico: "Che Dio lo perdoni". Mentre Gianrico Carofiglio parla direttamente di "blasfemia".

 

 

 

 

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