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Non è l'Arena, reddito di cittadinanza: Di Maio, "solo l'1% delle truffe". E Giletti ribatte

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"Il reddito di cittadinanza equivale solo all'1% delle truffe in Italia". Luigi Di Maio, ospite in studio di Massimo Giletti a Non è l'arena, su La7, usa questo argomento per difendere la misura bandiera del Movimento 5 Stelle, finita nuovamente sotto accusa dopo l'ultima maxi-operazione della Guardia di finanza: a percepire l'assegno oltre 5.000 "furbetti", tra camorristi, parcheggiatori abusivi, rapinatori e lavoratori irregolari. Una "truffa di sistema" costata alle casse dello Stato oltre 5 milioni di euro. E da quando il reddito è stato istituito per legge, quasi 20 mesi fa, il totale del danno è di oltre 15 miliardi di euro indebitamente sottratti al Fisco.

 

 

 

 

 

"Combattiamo tutte le truffe al reddito di cittadinanza - mette le mani avanti il ministro degli Esteri che, da ministro del Welfare nel governo Conte 1 ha tenuto a battesimo l'RdC - ma anche alle pensioni di invalidità, ai bonus familiari, agli assegni familiari. Una cosa non ho capito, Giletti: perché quando lei si è occupato di falsi invalidi, nessuno ha chiesto di abolire le pensioni di invalidità? Noi con Draghi giustamente abbiamo cambiato i meccanismi per evitare queste truffe...". 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La colpa, secondo Di Maio, è delle regioni che non riescono a fare filtro. "Allora è sempre colpa di Salvini, ha in mano tutte le regioni", ironizza Giletti. Di Maio dribbla la polemica: "Da ministro del Lavoro ho messo a disposizione 1,5 miliardi per i centri per l'impiego e non li hanno usati. Ora mettiamo in contatto direttamente le imprese con i percettori. Io nel 2018 ho scritto una legge che diceva: chi rifiuta la proposta di lavoro deve perdere il reddito di cittadinanza. Lo sa perché non sta avvenendo? In alcune zone d'Italia si manda la mail ai percettori, dicendo che c'è un posto di lavoro libero. Dall'altra parte non si apre la mail e così non risulta che abbiano ricevuto un'offerta. Questo non è accettabile".

 

 

 

 

"I centri per l'impiego e i software devono funzionare - conclude Di Maio - . Ma che non mi si venga a dire che siccome non funziona la parte finale, che tra l'altro non dipende neanche dallo Stato, debba essere abolito tutto l'impianto per 3 milioni e mezzo di persone che durante la pandemia hanno dato da mangiare alle loro famiglie". "Sì - ribatte Giletti - ma si diceva anche che serviva a far trovare un lavoro eh". 

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