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Quarta Repubblica, Federico Rampini seppellisce il Pd: "Sceglie Fedez? Ormai è il partito delle celebrità"

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Il Pd in ginocchio Fedez si sta scavando la fossa da solo. Ne è convinto Federico Rampini, storico inviato di Repubblica, non certo tacciabile di simpatie sovraniste o destrorse. Ospite di Nicola Porro in collegamento con Quarta Repubblica su Rete 4, il giornalista commenta con durezza le prese di posizione dei politici dem sul caso della presunta censura di Fedez al Concertone del Primo maggio. Un caso che coinvolge la Rai (che ha smentito con forza, scaricando ogni eventuale responsabilità sugli organizzatori esterni), ma anche la Lega e Matteo Salvini, chiamati in causa dal rapper milanese in quanto responsabili dell'"insabbiamento" del Ddl Zan.

 

 

 



"La sinistra che diventa il partito delle stars non si accorge che perde popolarità", chiosa Rampini riassumendo in poche battute una tendenza ormai avviata da anni nella gauche sempre più salottiera (tv e non)  italiana. "Sono cittadino di un Paese dove è stato legalizzato il matrimonio gay, e lo considero una conquista di civiltà, ma sono molto perplesso sulla sinistra che tende a diventare il partito delle celebrities". 

 

 

 



Gli fanno eco Daniele Capezzone e Stefano Zecchi, politicamente schierati dalla parte opposta. "Fedez ha fatto tante cose che gli vanno riconosciute, ciò detto siamo davanti ad un volpone incredibile e polli quelli che ci cascano", commenta il primo. Secondo il filoso Zecchi invece "c'è una degenerazione antropologica della politica, non accetto che la politica usi Fedez in questo modo. Il Pd ormai è il partito dell'establishment, che stabilisce chi sta bene o chi sta male". E il Concertone del Primo maggio, da che mondo e mondo, è il palcoscenico perfetto per questo manicheismo.

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