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Non è l'arena, Gianluigi Paragone sfida Roberto Speranza: "Cosa deve fare ora se è in buonafede"

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Una sfida, una provocazione politica da Gianluigi Paragone contro il ministro della Salute Roberto Speranza. Ospite di Massimo Giletti a Non è l'arena su La7, il senatore eletto con il Movimento 5 Stelle nel 2018, oggi fuoriuscito e leader di Italexit, ascolta indignato e quasi disgustato le rivelazioni sul caso del piano pandemico inesistente e non aggiornato rivelato da un dossier dell'Oms redatto dal dirigente Francesco Zambon e poi silenziato e fatto rimuovere dal vicepresidente vicario italiano dell'Oms, Ranieri Guerra, come da lui stesso dichiarato in una chat con l'allora numero uno dell'Iss Silvio Brusaferro. Per questa vicenda Ranieri Guerra è ora indagato dalla Procura di Bergamo, mentre Zambon mesi fa si è dimesso, denunciando minacce e pressioni dallo stesso Guerra.

 

 

 

 

"Ma che Paese stiamo diventando se cacciano uno come Zambon?", è lo sfogo di Giletti dopo aver mandato in onda i messaggi scambiati tra Guerra e Brusaferro. Gli fa eco, appunto Paragone, che chiama in causa direttamente il ministro visto che in quelle chat Guerra spiega di aver messo a conoscenza della questione il capogabinetto di Speranza, Goffredo Zaccardi, e di essersi consultato con lui sul da farsi.

 

 

 

"Se è in buonafede, Speranza si prenda come consulente Zambon. Altrimenti commissione d'inchiesta sull'emergenza Covid assoluta. Qui continuiamo a parlare dei morti, delle terapie intensive, dei vaccini, continuiamo a parlare di tutto ma la verità viene negata continuamente, perché c'è silenzio su ogni caso. E se Mario Draghi vuole veramente essere l'uomo nuovo, lo nomini sottosegretario. È la sfida che pongo, vediamo le risposte".

 

 

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