Corte dei Conti: recessione brucerà 37 miliardi
Il presidente Giampaolino in Parlamento: Corto circuito rigore-crescita, nel 2013 la recessione dissolverà la metà di quanto si guadagna dalle tasse
Un "corto circuito rigore-crescita". E' questo il nuovo allarme lanciato dalla Corte dei Conti, che stronca con decisione il Documento di economia e finanza appena licenziato dal governo per il biennio 2013-2015. Davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato il presidente Luigi Giampaolino ha sottolineato come il Def si concentri a centrare il pareggio di bilancio, ma in tempi troppo brevi per evitare effetti recessivi: "La ristrettezza dei margini temporali, imposti dalle intese europee complica infatti la realizzabilità di una strategia di politica economica nella quale si compongano le esigenze di riequilibrio del bilancio con quelle della ripresa economica, affidata alle riforme strutturali". La conseguenza è semplice: "La politica di bilancio deve confrontarsi con un abbassamento, in parte inatteso, delle prospettive di crescita anche a livello internazionale". In numeri, la traduzione fa tremare i polsi: nel solo 2013, l'effetto recessivo causato dall'azione del governo "dissolverebbe circa la metà dei 75 miliardi di correzione netta attribuiti alla manovra di riequilibrio". La soluzione, per Giampaolino, è una e semplice: "Riconsiderare drasticamente" alcune voci di spesa pubblica. E' la tanto decantata spending review mai partita veramente. E nel mirino della Corte dei Conti ci finiscono "tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza". Borse e spread, altra giornata nera In quanto a taglio delle tasse, le parole più chiare (e dure) arrivano però dalla Banca d'Italia. Innanzitutto, avverte il vicedirettore generale Salvatore Rossi, "bisognerà trovare il modo di ridurre la pressione fiscale su lavoratori e imprese, in modo particolare le aliquote legali", perché, si ribadisce anche da via XX settembre, la situazione attuale "mette a repentaglio il rilancio della crescita che rappresenta l'obiettivo principale che noi dobbiamo porci". L'aumento delle tasse deciso dal governo, e che ora tocca il livello assurdo del 45%, deve essere "temporaneo" e soprattutto non deve essere nascosto dietro l'alibi del pericolo debito pubblico. Bankitalia, infatti, lo spiega chiaro e tondo: "Il debito scenderà senza manovre aggiuntive anche con un peggioramento della situazione legata ai titoli di Stato (che oggi hanno sfondato i 400 punti) e con un crescita più bassa. Il rapporto tra il debito e il Pil, secondo le simulazioni di palazzo Koch, infatti, "scenderebbe comunque nel 2013, senza necessità di misure aggiuntive, anche qualora i tassi all'emissione sui titoli di Stato fossero da subito più alti di un punto rispetto al quadro del Governo e la crescita del prodotto fosse più bassa di mezzo punto (ossia pari a -1,7% nel 2012 e a 0 nel 2013)".