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E se fosse proprio Silvio a stufarsi del suo partito?

Dubbi sul futuro del Pdl: rompere con Monti o avvicinarsi a Casini? Ma Berlusconi pensa a sparigliare le carte

Giulio Bucchi
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Non sono in molti ad attribuire grande serietà alle minacce del Pdl quando intima a Monti di non esondare dai propri compiti di gestione dell'emergenza economica, pena un voto anticipato. Più che la forza propulsiva del Professore, che pure ha fatto capire quanto l'eventualità sia remota, a togliere nerbo alla sfida è la convenienza pressoché nulla ad andare alle elezioni a breve. Il problema che si annida nella testa dei dirigenti Pdl, piuttosto, è se il tempo giochi o meno a loro favore. Se votare nel 2012 è un'ipotesi impensabile a meno di non metter in conto disfatte, non c'è nulla che garantisca che qualche mese più tardi le cose vadano meglio. Pochi giorni fa Libero ha dato voce ai timori più o meno latenti di un'Opa di un ipotetico centro sul Pdl. In effetti, con un Alfano la cui vocazione pare essere anzitutto riconquistare un solido legame di alleanza con Casini, non è scontato il rapporto di forza con cui avverrebbe un eventuale avvicinamento. Se soprattutto prendesse davvero corpo un rassemblement come quello preconizzato da Bobo Maroni in un'intervista a Libero lo scorso novembre (Terzo Polo a trazione casiniana, delusi del Pd e ampie fette del Pdl), non è assolutamente detto che sia il partito fondato da Berlusconi e Fini a menare le danze. E, questo è il nodo vero, non è detto che la cosa allo stesso Silvio Berlusconi dispiaccia. Il Cavaliere non è soggetto da poter accettare quote di minoranza in una qualunque coalizione: la sua avventura politica coincide con la leadership e con formazioni montate e smontate apposta per costruirle intorno a sé. Questo ha due possibili conseguenze: la prima è che Berlusconi difficilmente accetterà accordi di cui non sia dominus; la seconda è che diventa complicato immaginare l'ex premier spendere troppe energie per un contenitore, il Pdl appunto, che ha detto e ripetuto di non amare particolarmente fin dal nome. La fluidità dell'attuale situazione rende aperto ogni orizzonte, dalla dissoluzione a una rinascita fatta su uomini e contenuti freschi, magari cooptando gli elementi più validi e «politici» del governo Monti (Passera su tutti?). Ma non permette di ipotizzare un Cavaliere disposto a versare troppe lacrime sulla sua creatura, dovesse immaginare di sacrificarla per una formazione di provata fedeltà che gli permettesse, conti alla mano, di sparigliare ancora. di Martino Cervo     

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