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I maroniani: "Congressi a primavera". Insulti al ristorante

I fedeli di Bobo rinsaldano il patto e accelerano. Spunta la clip: cori contro Mauro e Reguzzoni dopo la cena

Andrea Tempestini
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Il patto dei maroniani s'è rinsaldato ieri pomeriggio a Palazzo Estense, Varese. Attorno al tavolo si sono ritrovati il padrone di casa Attilio Fontana e il suo collega veronese Flavio Tosi, l'ex sindaco di Novara Massimo Giordano, il parlamentare Fabio Rizzi e l'eurodeputato Lorenzo Fontana. Con loro anche Roberto Maroni. All'ordine del giorno la situazione dopo il bagno di folla di mercoledì al teatro Apollonio, con Bobo che ha sparato a zero contro il cerchio magico invocando i congressi a tutti i livelli. Prima quelli nazionali (ovvero regionali), poi quello federale. Ieri mattina, l'idea di rinnovare le cariche è stata confermata in via Bellerio da Umberto Bossi. Il segretario tornerà sull'argomento anche domenica, in occasione della manifestazione di Milano. Maroni sente d'aver incassato una vittoria piena, ma è consapevole che la guerra non è ancora vinta. I rivali interni hanno già studiato le contromosse: aprire ai congressi spacciandoli come una sfida di Bobo al Senatur. E cercando di rinviarli il più possibile. La “scusa” è che per celebrare quelli nazionali è necessario rinnovare tutti gli incarichi provinciali, ma i fedelissimi dell'ex ministro temono che - in caso di elezioni politiche anticipate - il piano salti permettendo al cerchio magico di usare l'attuale legge elettorale per scrivere le liste e fare strage di maroniani. Per questo, Bobo e i suoi puntano ai congressi provinciali entro marzo, così da organizzare a maggio quelli nazionali. Insulti della base a Rosy Mauro e Reguzzoni Guarda il video su LiberoTv A quel punto sarà necessario scegliere come celebrare le assemblee. Prima opzione: eleggendo dei delegati. Seconda: coinvolgendo tutti i militanti del territorio. I maroniani propendono per la seconda possibilità, anche perché contano di essere più radicati. Il tutto mentre è sempre accesissima la polemica sul capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. Per evitare ulteriori spargimenti di sangue si sta ragionando su una scelta di mediazione (girano i nomi di Giampaolo Dozzo da Treviso e di Daniele Molgora, presidente della provincia di Brescia, che però sono più vicini al cerchio magico). Quello che è certo è che proprio Reguzzoni è stato bersagliato dai militanti presenti a Varese mercoledì sera. Non solo nel teatro Apollonio, ma anche al ristorante dove i leghisti hanno cenato. È successo alla pizzeria Della Motta. Bossi s'è seduto in una sala davanti a Maroni e Roberto Calderoli. Menu: pizza. Innaffiata da Coca Cola. Alla presenza del leader sono partiti cori ironici sugli investimenti del tesoriere cerchista Francesco Belsito in Tanzania. Quando, poco dopo la mezzanotte, Bossi ha lasciato il locale è scattato un tifo da curva: “Reguzzoni fuori dai maroni” e “Reguzzoni fuori dai c...”. A dire la verità, i cori sono rimbombati quando il leader era ancora nel ristorante, intento a salutare i militanti. Ma ha fatto finta di niente. Insulti anche per Rosi Mauro. Un video di Lettera 43 ha mostrato che i cori partivano da alcuni tavoli a un passo da quello di Maroni. Nella pizzeria, zeppa di giornalisti, s'è rivista anche una vecchia conoscenza del Carroccio come Max Ferrari, ex direttore di TelePadania espulso dopo aver gridato in faccia alla Mauro «terrona terrona». Ecco Andrea Mascetti, storica colonna di Terra Insubre, l'associazione culturale invisa alla famiglia del Senatur, già sospeso per sei mesi dalla Lega per aver contestato Reguzzoni. Nutrita la pattuglia dei bergamaschi: il segretario provinciale Cristian Invernizzi e i deputati Giacomo Stucchi e Nunziante Consiglio. Poi Matteo Salvini, felice come un bambino e altri dirigenti milanesi. Ora c'è attesa per la manifestazione di domenica a Milano, dove i leghisti andranno alla conta. Bobo vuole incassare il secondo bagno di folla in pochi giorni, per poi alzare la voce nel consiglio federale convocato subito dopo il corteo. di Matteo Pandini

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