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Cav preoccupato dai sondaggi: torna a Roma e striglia il Pdl

Il partito scende al 22,9%, Berlusconi convoca i vertici: "Dobbiamo essere più attivi, avanti con le liberalizzazioni"

Giulio Bucchi
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Torna a Roma, Silvio Berlusconi, e dà la carica al partito: «Dobbiamo essere più attivi e più presenti». Le ferie natalizie sono finite, il panettone digerito, le bollicine dello spumante assorbite. Basta torpore, il leader suona la sveglia, vuole un Popolo della Libertà che riparta con l'iniziativa. Ieri sera cena a Palazzo Grazioli con  Alfano,  Letta, Bonaiuti, i coordinatori Verdini, La Russa, Bondi i capigruppo Cicchitto, Gasparri, Quagliariello, Corsaro. In precedenza aveva fatto visita il presidente del Senato Renato Schifani (ma ambienti di Palazzo Madama smentiscono). A tutti Berlusconi chiede uno slancio organizzativo: i congressi locali, le primarie, le squadre della Libertà, una in ogni sezione elettorale. L'immobilismo romano, giustificato dal sostegno al governo dei professori, non deve contagiare la periferia: «Il partito deve essere più visibile». I sondaggi danno il Pdl in flessione, al 22,9, il Pd al 28 (calante), la Lega stabile intorno al 10. Non sono numeri che fanno sorridere l'ex presidente del Consiglio. Che tuttavia sa, perché glielo dice l'ultima stima fatta da Euromedia Research (l'unica società di cui si fidi), che c'è una soglia di indecisi mai così alta. Sono il 44 per cento del campione: quasi un italiano su due - a oggi - non saprebbe chi votare se si andasse alle urne. Con questo quadro non ha molto senso accelerare la caduta del governo, determinando il voto anticipato a giugno. È quello che chiede Bossi, ma Berlusconi si sta lasciando aperta ogni possibilità. Wait and see, è la strategia. Molto dipenderà dal menù che Monti servirà ai partiti. Se arrivano portate indigeste, Silvio è pronto ad alzarsi e andarsene: non vuole essere lui a pagare il conto delle scelte impopolari dell'esecutivo dei tecnici. Ma, al momento, il professore è ancora lì, che armeggia in cucina: «Finora siamo stati leali», riflette Silvio, «adesso aspettiamo gli eventi: gennaio sarà un mese decisivo».  Le liberalizzazioni: «Piacciono molto agli italiani», è l'altra cosa che i sondaggi dicono a Berlusconi. Purché siano vere e «non punitive per questa a o quella categoria». Il riferimento è, tra gli altri, a farmacisti e tassisti. Il Cavaliere affida ad Alfano il compito di trattare una linea comune sull'Europa, rivendicando quanto fatto dal suo governo: «I fatti dimostrano che la via giusta è quella che avevamo indicato noi», ricorda. Dunque, sostegno all'esecutivo quando si tratta di difendere gli interessi dell'Italia, ma nessuno sconto sulle altre misure: «Vediamo questo decreto, valutiamo i contenuti. Non voteremo più nulla contro la nostra volontà e contro gli interessi dei nostri elettori». Poi c'è il tema della legge elettorale: Napolitano preme perché i partiti si diano una mossa, ma Berlusconi non vuole nuove regole di voto che penalizzino la Lega: ancora crede si poter salvaguardare l'alleanza. E ieri sera ha ricevuto Calderoli a a via del Plebiscito, proprio per trattare sull'argomento. Infine c'è il Cavaliere introspettivo. Quello che, in questi giorni, ha avuto  il tempo per pensare alle cose sue. Silvio rivela agli amici le ultime novità: ha messo in vendita Emerald Cove, la villa di Antigua. E sta pensando di fare lo stesso con Villa Certosa, la tenuta di Porto Rotondo. Il Milan? È un giocattolino che costa a Berlusconi 80 milioni l'anno. E, con questa crisi, il presidente fa due conti: «Pensano tutti che io sia ricchissimo, invece sono quasi povero...», scherza. Ma neanche poi tanto. di Salvatore Dama

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