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Spunta il monopolio dei sacchi neri

Nuove norme del governo 'liberalizzatore' di Mario Monti: favoriscono un privato

Andrea Tempestini
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Il decreto varato venerdì scorso dal governo dei liberalizzatori Mario Monti e Corrado Passera, che indica le caratteristiche tecniche dei sacchetti utilizzati dalle massaie per i loro acquisti al supermercato o nel negozio di generi alimentari, di fatto crea le condizioni per l'instaurarsi di un monopolio. La norma arriva dopo che le sirene del quotidiano La Repubblica, ambientalisti di professione, l'interessata governatrice umbra Catiuscia Marini, sconosciuti senatori del Pd, avevano protestato, perché analoga norma era stata sfilata in extremis dal Milleproroghe del 2011; venerdì, da buon ultimo, al coro si è aggiunta anche Raiuno – rete diretta da Mauro Mazza – che nella trasmissione Unomattina ha dato una «versione orientata», e per molti aspetti non realistica, della problematica. Pur non conoscendo ancora il contenuto esatto del provvedimento è facile prevedere che la norma chiesta a gran voce e verisimilmente ottenuta (con il decreto di venerdì) dai fan della cosiddetta «chimica verde», è destinata a subire la censura dell'Europa (come già successo per analoga norma approvata in Francia dove era stato modificato l'art. 47 della Loa), essendo lesiva del principio della libera circolazione delle merci, che è alla base della direttiva 94/62. Prendendo per buono quanto annunciato da autorevoli quotidiani, un solo imprenditore italiano, la Novamont con sedi a Novara (ed a Terni!), potrà produrre i sacchetti in linea con le specifiche della norma tecnica fatta propria dal governo. Tutti gli altri sacchetti, egualmente biodegradabili, saranno fuorilegge. La Novamont è una società integralmente posseduta da Mater-Bi Spa; quest'ultima secondo una visura camerale di venerdì mostrava un'azionista d'eccellenza, Banca Intesa San Paolo (34,48%), accompagnato da società del Lussemburgo, portoghesi, di Malta oltre che da svariati imprenditori e professionisti fra i quali Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont ed inventrice del prezioso biopolimero. Il monopolio ci sarebbe stato anche se fosse già realtà industriale l'accordo denominato «per il rilancio della chimica italiana», avallato dall'ex ministro per l'ambiente Stefania Prestigiacomo e siglato da Eni e Novamont - che a quanto si legge prevede un investimento a Porto Torres di almeno 500 milioni di euro - che dovrebbe servire a produrre egualmente bioplastiche  «più velocemente biodegradabili e compostabili»; lo stabilimento di produzione sarebbe diverso, arriverebbe qualche assunzione di operai sardi e magari siciliani ma i valori aggiunti sarebbero a beneficio di Novamont ed Eni, dunque di Mater-Bi e delle eventuali aziende che per conto di Eni eventualmente entrerebbero nella partita. Monopoli a parte, sono interessanti le ragioni dell'esigenza di un momento di riflessione (chissà perché sono andati di gran fretta) che aveva chiesto Paolo Russo, presidente della commissione agricoltura della Camera dei Deputati all'indomani dello stralcio della norma dal Mille proroghe: «Innanzitutto il Mater-Bi è prodotto da mais e patate non Ogm. L'Italia ogni anno consuma un milione di tonnellate di sacchetti per la spesa; per produrre il biopolimero è necessario un impiego di almeno il 50% di mais, dunque 500mila tonnellate. Tutta l'attuale produzione italiana del biopolimero sarebbe di circa 150mila tonnellate. Dunque, la stessa Novamont non sarà in grado allo stato di produrre più del 30% dei biopolimeri necessari al fabbisogno italiano». Basterebbe il mais prodotto in Italia per soddisfare le richieste dell'industria plastica e dell'alimentazione? L'uso industriale del mais a livello planetario finirebbe per limitarne l'utilizzo alimentare - la Fao ha lanciato l'allarme su un prevedibile raddoppio del prezzo del mais nel 2030 – e destinare il mais prodotto al mondo della plastica farebbe raddoppiare il suo prezzo molto prima del 2030. Secondo Vincenzo Pepe, presidente nazionale di Fareambiente, c'è una via di mezzo per salvare capra e cavoli: «Dare via libera agli additivi che biodegradino la plastica, purché si tratti di additivi certificati e vengano rispettati tutti i requisiti previsti dalla normativa europea». Sarà interessante, dopo aver letto il testo del decreto, quali motivazioni d'urgenza avranno consentito al Presidente della Repubblica di controfirmare il decreto senza chiedere lo stralcio di questa norma. Il parlamento italiano apporterà di sicuro modifiche al decreto legge per la complessità della materia ma è legittimo che i lettori si chiedano chi liberalizzerà i monopoli (che in questo caso sembra favorire un privato) che sta generando il governo dei liberalizzatori Mario Monti e Corrado Passera? di Gerardo Antelmo

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