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Marcegaglia contro il governo, vuol salvare i soldi degli industriali

Emma: "Nel 2013 un milione di posti di lavoro in meno, non c'è crescita". Confindustria vuole liberalizzazioni, ma difende i propri privilegi

Giulio Bucchi
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Emma Marcegaglia vede nero e non ha tutti i torti. L'ufficio studi di Confindustria ha lanciato l'allarme sull'occupazione in Italia: pressione fiscale record al 54% nel 2013, il Pil di nuovo in calo nel 2012 e, soprattutto, un milione di posti di lavoro in meno tra due anni. Un attacco parziale alla manovra di Mario Monti, cui viale dell'Astronomia riconosce il merito di rendere possibile il pareggio di bilancio nel 2013, pur frenando Pil e crescita. Ecco, la crescita. La Marcegaglia ieri ha picchiato duro sulle liberalizzazioni dopo il dietrofront del governo. "Resistenze inaccettabili", ha dichiarato a proposito delle barricate innalzate da alcune categorie colpite in un primo momento dal decreto (tassisti e farmacisti ieri, edicolanti domani) e poi salvate. Di fatto, una stoccata al ministro dello Sviluppo Corrado Passera che non è stato in grado di tenere duro e dare una scossa al mercato. Le corporazioni, ancora una volta, hanno avuto la meglio. Il guaio è che Confindustria da sola non ha mai fatto molto per dare la già citata scossa. Il vizio degli imprenditori italiani è quello di attaccarsi alla mammella dello stato, magari proponendo spesso una bella "patrimoniale straordinaria" per non togliere sgravi e aiuti alle aziende. Sostenendo di fatto qui privilegi cui ora si dice contraria.

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