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Fini: "Governo consapevole dell'errore"

Il presidente della Camera: "Il taglio degli stipendi è materia del parlamento, non del governo". Eppure Gianfranco temporeggiò...

Giulio Bucchi
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Nessun ostruzionismo da parte del Parlamento sui tagli alla Casta, però... Quel però è l'ideale commento di Gianfranco Fini alle polemiche scatenate alla Camera e al Senato dagli onorevoli, infuriati per la norma della manovra di Monti che prevede una decurtazione degli stipendi dei parlamentari. "Escludo che nel Parlamento ci possa essere un'azione dilatoria o di contrasto nei confronti di quello che inopportunamente il Governo ha inserito nel decreto", spiega Fini. Già, "inopportunamente", perché la riforma delle indennità e degli stipendi dei parlamentari, da adeguare alla media di quelli degli altri paesi europei, sottolinea il presidente della Camera, spetta all'Aula e non al governo. D'altronde, è stata istituita una commissione presieduta dal presidente dell'Istat con lo scopo di "individuare una modalità che non si discosti troppo da quella già in atto negli altri paesi europei". "Questa commissione - prosegue il leader Fli - terminerà il proprio lavoro nel più breve tempo possibile, mi auguro che lo faccia nelle prossime settimane, dopodichè le due Camere tradurranno in apposite norme interne il risultato dei lavori di questa commissione". Vizio di forma - Un problema procedurale, secondo Fini, bloccherà il progetto di Monti: "Nel decreto del governo la norma era stata scritta male - ha concluso - nel senso che non è possibile intervenire per decreto nell'ambito di questioni che sono di competenza esclusiva delle Camere". Insomma, ancora una volta tutto gioca a favore dell'onorevole Casta. Anche se il tema ormai è posto, e probabilmente non si riuscirà più ad eluderlo come fatto negli ultimi mesi. Come ha rivelato Alessandra Mussolini, il presidente della Camera avrebbe congelato le discussioni sul taglio degli stipendi dei parlamentari temendo di poter regalare a Silvio Berlusconi un provvedimento anti-Casta così popopolare. Ora, invece, ecco pronto il cioccolatino per Monti, solo da scartare. Anche se di dolce, per la politica, non ci sarà poi molto.

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