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Quanto sborseremo in più

Per chi ha un reddito da 60mila euro l'aggravio sarà di 100 euro, chi ne dichiara più di 150mila l'aumento può arrivare a quasi 2mila euro

Lucia Esposito
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Un colpo da 1,1 miliardi di euro. Per le casse dello Stato - grazie al quasi scontato aumento delle imposte sui redditi - una sicura boccata d'ossigeno. Per il gettito, insomma, buone notizie. Il ritocco all'insù delle aliquote irpef del 41% e 43%, invece, rappresenta una botta inaspettata  per 1.525.000 contribuenti (il 3,7% del totale) che rientrano negli scaglioni più alti.   Fatti due conti, a chi ha un reddito di 60mila euro l'aggravio sarà di 100 euro, per chi ne dichiara più di 150mila l'aumento medio annuo dovrebbe attestarsi su 1.900 euro. Sopra il milione di euro di reddito, si passa a un prelievo fiscale aggiuntivo di 18.900 euro. A fornire i primi possibili dati sugli effetti dell'ipotesi di passaggio ad aliquote del 43 e 45% che sarebbe al vaglio del governo guidato da Monti è stata ieri, con la solita tempestività, la Cgia di Mestre.  I contribuenti da 55mila a 75mila euro, secondo la Cgia, sono 734.919, mentre oltre i 75mila 790.908. Prendendo a  esempio alcune ipotesi esaminate dalla associazione guidata da Giuseppe Bortolussi, l'Irpef attuale con un reddito di 60mila euro è di 19.270 e si passerebbe a 19.370; a 80 mila, da 27.570 a 28.070 (+500 euro); a 90 mila, da 31.870 a 32.570 (+700); a 100mila, da 36.170 a 37.070. Ai piani alti, con un reddito di 200milqa euro, si passerebbe da un irpef di 79.170 a 82.070 (+2.900); a 300 mi8la, da 122.170 a 127.070 (+4.900); a 500mila, da 208.170 a 217.070 (+8.900).   Anche in futuro le aliquote, insomma,  restaranno cinque. Come oggi. Adesso sono   comprese tra il 23 e il 43%  e  caratterizzano la cosiddetta «curva Irpef». Il meccanismo  previsto dal sistema tributario italiano per consentire la tassazione progressiva dei redditi resterà intatto, salvo penalizzare le retribuzioni più corpose. Sui redditi dei contribuenti-persone vige il criterio della tassazione progressiva dei redditi, con l'obiettivo di realizzare il principio costituzionale in base al quale i cittadini pagano le tasse secondo il reddito e la loro capacità contributiva, criterio che può esser attuato anche modulando in maniera diversa base imponibile e meccanismi agevolativi. La prima aliquota, quella più bassa, è ora del 23% e si applica ai redditi fino a 15.000 euro. Il meccanismo di detrazioni e deduzioni previsto per le diverse tipologie di reddito (lavoro, autonomo, ecc) e per i cosiddetti carichi familiari (coniuge, figlio a carico, ecc) realizza di fatto, all'interno di questo primo scaglione, anche un'area di esenzione, la cosiddetta no-tax area.  Man mano che si sale di reddito, le diverse quote aggiuntive vengono poi tassate con le altre quattro aliquote: del 27% (tra i 15.000 e i 28.000 di reddito), del 38% (tra il 28.000 e i 55.000), del 41% (tra i 55.000 e i 75.000), e del 43% per contribuenti più abbienti con oltre 75.000 euro di reddito.«Se sarà confermato questo aumento delle aliquote Irpef - ha commentato  Bortolussi  - la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa, la rivalutazione degli estimi catastali,  l'aumento dell'Iva e l'introduzione della patrimoniale, si profila una vera e propria stangata fiscale che rischia di deprimere ancor più il Paese. Dove sono le misure che invece dovranno garantire la crescita della nostra economia?».  di Francesco De Dominicis

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