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Il popolo azzurro si stringe al Cav

Il partito risale: è al 28%. Intanto Berlusconi pensa al Milan. Poi un giudizio sull'esecutivo: la luna di miele di Monti con gli italiani finirà

Costanza Signorelli
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Lunedì, quinto giorno del governo Monti: i professori lavorano a Palazzo Chigi, i politici latitano, Berlusconi è ad Arcore.  Pranza con i figli e con i vertici delle aziende di famiglia, come consuetudine di questi anni. Ma la consuetudine finisce qui: sulla pista non c'è l'Airbus di Stato che lo attende per riportarlo a Roma in serata. Nessuna fretta. Perché il Cavaliere sarà di ritorno nella capitale, ma non prima di giovedì. Domani sera a San Siro c'è la Champions  e l'ex premier vuole gustarsi Milan-Barcellona dal vivo. Era un po' che mancava dalla sua poltrona in tribuna: problemi di sicurezza, ma anche la voglia di non esporsi al rischio di contestazioni politiche. «Francamente devo dire di no». Risponde così Silvio Berlusconi agli amici che gli hanno chiesto se non sentisse la nostalgia del cuoio e degli arazzi di Palazzo Chigi.  Vero: orgoglioso com'è, gli deve essere costato un patrimonio pronunciare quella parola («Dimissioni») ma, smaltita la delusione, adesso Silvio guarda agli aspetti positivi del passo indietro. Con la poltrona da presidente del Consiglio è svanito tutto il portato di rotture di balle connesso alla carica: vertici di maggioranza, rincorsa al peone, superministri capricciosi. «Ora tocca a Monti, facciamo lavorare lui», dice Berlusconi, ricordando che «il Pdl ha la golden share», è il socio determinante nella coalizione trasversale che appoggia il governo. Ogni decisione importante dovrà avere il suo benestare. Questo è il momento delle false percezioni. Secondo il Cavaliere il  popolo ripone grandi attese nella squadra dei professori, ma «quando inizieranno a mettere le mani nelle tasche degli italiani con nuove tasse, attireranno l'ira della gente». Viceversa, «si renderanno conto che io sono stato il miglior premier che l'Italia potesse avere in questo momento». Del resto, il rosso fisso della Borsa, lo spread e  i rendimenti sui titoli di Stato che rimangono alti offrono a Silvio l'occasione di rimarcare che non era lui il problema.  Una magra consolazione dato che con i listini crollano anche i titoli del suo gruppo, le aziende di famiglia perdono valore. Inoltre, ci sono pure i processi che procurano non poca ansia a Berlusconi perché le dimissioni non hanno depotenziato quella che lui chiama «l'aggressione giudiziaria». Intanto a Roma lo attende un partito in agitazione. Per l'appoggio al governo tecnico, per la vicenda dei sottosegretari, per l'avvio della stagione congressuale. Unica nota positiva sono i sondaggi. La permanenza di Berlusconi a Palazzo Chigi era come una maledizione voodoo per il Pdl. Dopo le dimissioni, è tornato a crescere: è al 28 per cento, dopo aver toccato il minimo storico, il 26. Secondo Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, il rimbalzo è l'effetto collaterale dei festeggiamenti per la caduta del Cavaliere: «L'elettorato moderato è sì critico, ma protettivo verso Berlusconi». I caroselli davanti a Palazzo Grazioli hanno risvegliato l'orgoglio degli elettori di centrodestra.

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