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Silvio amaro: "Imputato a tempo pieno"

Berlusconi ha trascorso il weekend in Sardegna in cerca di relax. Ma da oggi riparte l'assalto delle procure

Giulio Bucchi
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L'amara ironia di Silvio Berlusconi: «Adesso posso fare l'imputato a tempo pieno. Saranno felici quelli che mi odiano...». Perché tra i motivi che lo trattenevano dal dare le dimissioni c'era anche questo: non regalare soddisfazioni ai nemici. Specie se siedono in un tribunale con la toga. O se si chiamano Bersani e Di Pietro. Ma anche Fini: «Ci ho parlato al telefono sì, ma perché me lo imponeva il cerimoniale», tiene a precisare il Cavaliere, nei suoi colloqui privati, smorzando le voci di un riavvicinamento. Gianfranco è e rimane persona sgradita. Colpevole anche dell'allontanamento di Casini: «È colpa sua se non abbiamo fatto l'alleanza con l'Udc nel 2008». Per non parlare di Tremonti. Vabbè, parliamone: «La cosa strana è che il rapporto personale è buono. Finché non si tocca l'argomento economia Giulio si comporta da amico». Poi il guaio è che «abbiamo visioni divergenti di politica economica, lui è per il rigore, io per la crescita coniugata con il rigore». Sì, è anche colpa dell'ex ministro dell'Economia se Silvio ha dovuto lasciare Palazzo Chigi. La ferita, pian piano, si rimargina, arrovellarsi sul chi e sul come, a dieci giorni dalla caduta del governo, quasi non ha più senso: «Alla fine il mio è stato un atto di lealtà verso il Paese, non sono stato sfiduciato». La consolazione. Insieme alla soddisfazione di essere stato il premier più longevo dell'età repubblicana. Ieri Berlusconi è volato in Sardegna, in cerca di un po' di relax. Ha passato due settimane di fila a Roma e ora vuole starsene un po' per fatti suoi. Ma rilassarsi è una parola, Silvio ha con sé le carte del processo sui diritti tv Mediaset da studiare: domani pomeriggio è fissata un'udienza davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano. Nella palla di vetro Berlusconi si vede - ahilui - imputato. Ma anche manager della politica. «Non mi candido più», ha ripetuto con gli amici al telefono, «saranno le primarie a decidere chi correrà come premier. Per me, ovviamente deve essere Alfano, ma deciderà il nostro popolo». L'ex presidente del Consiglio si dedicherà alla ristrutturazione del Pdl: «Lavorerò al partito, preparerò la prossima campagna elettorale». Silvio non ha una data in testa: «Ora sosteniamo Monti, purché faccia le cose che gli diciamo noi. Non voteremo mai leggi depressive come la patrimoniale».  Pertanto Berlusconi invita il partito a non dividersi, a non prestarsi al gioco di chi sta tentando di spaccare il Pdl attirando a sé i settori più moderati di via dell'Umiltà. Al tempo stesso Silvio confida di tenersi stretta la Lega: «Ho parlato con Bossi, alla fine con loro si sistemerà tutto».   di Salvatore Dama

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