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Casiniani e berluscones, è lotta

Scajola e compagnia vogliono la fine del bipolarismo. Cicchitto, Verdini e Alfano difendono lo spirito del 1994

Giulio Bucchi
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Un rottamatore conclamato alla Renzi nel Pdl non c'è. In compenso c'è chi lavora per mandare allo sfascio il bipolarismo e agevolare l'Opa lanciata da Casini sul Pdl. E se finora non ci sono riusciti, sebbene agevolati dal sipario che è calato sulla Seconda Repubblica, è perché hanno trovato sul loro percorso il nutrito drappello di lealisti a far quadrato intorno al Cav e al sistema bipolare. I primi sono gli Scajola, i Pisanu, i Formigoni, che hanno tifato dall'inizio per un esecutivo Monti. I secondi sono i Cicchitto, i Verdini, i Quagliariello, insomma i berluscones, guidati dal segretario Angelino Alfano, che intendono riportare agli antichi fasti lo spirito del '94. «Se il Pdl tiene, tiene l'architrave  del bipolarismo», ha sottolineato ieri il vicecapogruppo al Senato, Gaetano Quagliariello, al convegno dei Socialisti riformisti. Sono le due anime del partito, che l'evoluzione della crisi del governo Berlusconi ha trasformato in un Giano bifronte, dilaniato tra chi vuole utilizzare l'esecutivo tecnico per scardinare il sistema bipolare e chi intende cavalcare l'era Monti per rafforzarlo. La sfida di Alfano, che è poi la sua cambiale sul futuro, sta nel trovare una sintesi nella classe dirigente del partito e un giusto equilibrio nel suo rapporto con Berlusconi. Rispettando il primato del Cavaliere senza farsi schiacciare, ma anzi conquistandosi un ruolo e una visibilità. Missione impervia per uno che non è super partes nel derby in corso nel Pdl. Alfano, infatti, gioca nella squadra dei bipolaristi convinti, che hanno giurato una fedeltà a tempo al governo, secondo la tattica dello stop and go, cioè regolandosi di volta in volta sul voto in aula in base ai singoli provvedimenti, come lo stesso segretario ha spiegato ieri alla kermesse dei Socialisti riformisti. «Saremo leali ma non subalterni, se ci saranno deviazioni e forzature, non esiteremo a negare il nostro sostegno. In sostanza», ha sintetizzato Alfano, «saremo leali con chi sarà leale con noi». Linea ribadita dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Non giocheremo a buttare giù il governo Monti, ma non saremo subalterni». Del resto, fa notare un dirigente pidiellino, «abbiamo tutto l'interesse a prendere tempo facendo sì che il Pd si sporchi le mani con questo governo». L'ha ammesso anche Cicchitto ieri che adesso «le elezioni anticipate sarebbero state un disastro», preannunciando però «una seconda fase che mira a rilanciare il Pdl in vista di elezioni che potranno essere fatte nel 2012 o nel 2013». Del doman non v'è certezza. A rimarcarlo è lo stesso Alfano. «Entriamo proprio in questi giorni in una nuova fase politica i cui esiti sono del tutto imprevedibili», ha osservato, imputando la caduta del governo Berlusconi al «combinato disposto costituito dalla confusione mentale e politica di alcuni deputati e dall'azione dei mercati, che ormai intervengono pesantemente, non solo in Italia, anche sugli equilibri politici influenzandoli pesantemente». Quale che sia il futuro, bisogna «evitare la disarticolazione del Pdl». È l'imperativo categorico dettato da Cicchitto. Che denuncia: «Ci sono forze editoriali e spezzoni religiosi che puntano a scomporre il Pdl e a determiniare ricomposizioni imprevedibili e inquietanti». No allo smembramento, quindi, sì a una tenuta che deve essere manifestata, oggi più che mai. Per raggiungere questo obiettivo, vanno messi da parte quelli che il capogruppo a Montecitorio definisce i «cretini», lanciando una frecciata anche al direttore del Foglio: «Il nostro non è un partito plastico che può essere condotto chissà dove da iniziative individuali giornalistiche. Non dobbiamo genufletterci davanti a Giuliano Ferrara». Anche Quagliariello mette in guardia dai terzopolisti che si annidano nel Pdl: «Siamo consapevoli dell'Opa in atto contro di noi, quindi stiamo stringendo i bulloni», fa sapere, «non possiamo darla vinta a chi vorrebbe sfruttare un'occasione della storia per farcela pagare». di Barbara Romano

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