Braccio di ferro sui sottosegretari: tecnici o politici?
Slitta la nomina dei viceministri del governo Monti. Pdl e Pd non vogliono loro rappresentanti: si torna al caso Letta-Amato...
La questione, dicono gli addetti ai lavori, è trovare l'alchimia giusta: la sintesi tra i sottosegretari tecnici puri e quelli di area politica. Perché il rischio, ne è consapevole lo stesso premier, è che Parlamento e governo non riescano poi a intendersi. Il primo composto tutto da politici, il secondo da accademici, giuristi e banchieri: due lingue diverse alla prova dell'Aula. Ecco perché nel neonato esecutivo saranno essenziali come punto di raccordo viceministri e sottosegretari. «Anche loro siano tutti tecnici», chiede Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl. Al Pd sta bene. Il Terzo Polo vorrebbe invece affiancare ai ministri alcuni parlamentari e avrebbe già avanzato delle candidature. Sembra di tornare al caso Letta-Amato: braccio di ferro su chi piazzare. I tempi infatti si allungano e la nomina dei sottosegretari per ora salta. Non arriverà prima della fine della prossima settimana. L'idea è di scegliere 24 tecnici, non avulsi dalle logiche di partito. Tra i papabili si parla dell'ex commissario dell'autorità dell'energia, Tullio Fanelli, che potrebbe andare allo Sviluppo economico con delega all'energia. Insieme a lui arriverebbe anche Carlo Crea, attuale capo dipartimento della stessa autorità. All'Economia rispuntano come viceministri Anna Maria Tarantola e Guido Tabellini. Alla Cultura si fa insistente la voce di Umberto Croppi, ex assessore del Comune di Roma con Gianni Alemanno: un tecnico, vicino a Fini, che piace a Montezemolo, ma gradito anche a sinistra. Per lui un sì bipartisan. Nel totonomine ci sono anche Carlo Malinconico, presidente Fieg (dicono il futuro Bonaiuti di Monti), e per la Funzione Pubblica il capo del dipartimento del dicastero, Francesco Verbaro. Altri politici di area sono Gianluigi Magri e Francesco D'Onofrio (Udc), Giampaolo D'Andrea (già con Prodi), Luigi Meduri, Cristina De Luca, Vasco Giannotti (Pd), Italo Cucci e Federico Eichberg (Fli).