Il Senatur sacrifica il federalismo per la legge elettorale
Nonostante gli sforzi di Calderoli i decreti attuativi potrebbero restare nel cassetto, si teme l'innalzamento della soglia di barramento
a Lega si prepara all'opposizione. All'orizzonte si concretizza il governo Monti che sarà chiamato - inevitabilmente - a fare scelte impopolari. Umberto Bossi conta di rimettersi l'elmetto e alzare i toni per fermare l'emorragia di consensi che ha colpito il Carroccio da qualche mese a questa parte. Se la nuova collocazione parlamentare porta - in prospettiva - oggettivi vantaggi in termini di consensi, nel breve-medio periodo non mancano le insidie. Non c'è solo il federalismo fiscale, progetto numero uno dei padani, che rischia di arenarsi proprio sul più bello nonostante gli sforzi di Roberto Calderoli: i decreti attuativi potrebbero restare nel cassetto. La vera paura è quella di una nuova legge elettorale, capace di mettere in difficoltà proprio la Lega. Per esempio alzando all'inverosimile la soglia di sbarramento. Oppure collegando la rappresentanza parlamentare a un pacchetto di suffragi da rastrellare in tutte le regioni d'Italia. In questo quadro, il miglior amico di Umberto rischia di essere Pier Ferdinando Casini. Proprio il leader Udc, nemico giurato di Bossi che s'è sempre opposto al suo ingresso nell'esecutivo, ha esigenze elettorali simili a quelle dei lumbard. Che intanto osservano gli sconquassi interni al Pdl per capire i margini di future alleanze. Nella nebbia delle ultime ore, le idee più chiare sembra averle Roberto Maroni, che immagina una Lega arroccata nelle regioni del Nord e pronta a mettere le mani pure sulla Lombardia. D'altronde, al momento, nessuno tra i padani può prevedere se, come e quando il movimento riuscirà a tornare nell'esecutivo. Tanto più che è difficile immaginare un premier meno disponibile di Berlusconi rispetto alle istanze lumbard. Il ritorno all'opposizione aprirà anche degli scenari interni alla Lega, peraltro ad alto rischio. Perché le anime lumbard non potranno più rimandare la resa dei conti. I congressi regionali (nazionali, nel linguaggio di via Bellerio) possono essere organizzati all'inizio del 2012, senza l'ansia di dover più giustificare la presenza in un governo che stenta a portare a casa risultati apprezzabili. In tutto questo, anche se parlarne ora sembra ancora una bestemmia, dovrà essere affrontata anche la questione più spinosa. Quella della leadership di Umberto Bossi. di Matteo Pandini