Cerca
Cerca
+

Silvio e Marco: un amore nato al Drive-In

Esattamente 25 anni fa, il 4 novembre 1986, Pannella fa il suo ingresso nello show di Italia 1 e appende un manifesto dei radicali

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Quattro novembre 1986, su Italia uno va in onda Drive in. Ballerine poppute, acconciature sovrannaturali, giacche sgargianti piene di lustrini. E Marco Pannella. Che fa il proprio ingresso sulle note di un agghiacciante pezzo dance, appende al primo metro quadro di scenografia disponibile un manifesto dei Radicali e, circonfuso di tamarri col Monclèr, attacca un memorabile pippone sulla vergogna partitocratica. Pochi minuti dopo arrivano anche Ezio Greggio e Gianfranco D'Angelo, cui Pannella spiega esaustivamente le vantaggiose condizioni predisposte dal partito per chi si voglia iscrivere. Più tardi farà la propria comparsa anche Lory Del Santo. Quattro novembre 1986, venticinque anni giusti giusti. E la circostanza è troppo suggestiva per resistere alla tentazione di datare ad oggi il compimento delle nozze d'argento tra Silvio Berlusconi e il leader Radicale. Unione con i suoi alti e i suoi bassi (ma quale grande storia d'amore non ne conosce?) e che giunge ora al supremo bivio: porgerà Pannella la stampella salva-vita al Cav o lo lascerà cadere sotto il cecchinaggio dei frondisti? Dovesse dare retta al cuore, il vecchio leone di largo Torre Argentina non avrebbe dubbi: una mano a Silvio bisogna darla. Che il Cavaliere fosse un amico, Pannella lo capisce al volo in quell'autunno '86. I Radicali rischiano di chiudere baracca, e il tele-megafono targato Biscione sarà decisivo nel portare iscritti e liquidità nelle casse del partito (al congresso di qualche settimana dopo si toccherà il record storico di 5.300 tessere). Senza contare che - buon sangue non mente - Silvio ha tutto l'interesse di questo mondo a farsi amici i Radicali: Enzo Tortora è appena stato assolto e - ricorda Mauro Suttora nel suo “Pannella, l'istrione” - «vuole tornare in tv. Berlusconi gli fa la corte, vuole strapparlo alla Rai. Così Canale 5 si apre ai radicali, che vengono invitati in ogni programma». Fatto sta che, complice anche la comune vicinanza con Craxi, l'amore sboccia e la prova arriva qualche tempo dopo. Elezioni del '94: i Radicali si candidano col Polo al Nord. A elezioni vinte, Silvio vorrebbe Pannella ministro della Giustizia. Marco nicchia, vuole gli Esteri («E il ministro designato Antonio Martino», racconta oggi il Radicale storico Marco Taradash, «era anche disponibile a fare un passo indietro»). Alla fine non se ne fa più niente perché arriva il consiglio di Gianfranco Fini. Che, forte della lungimiranza che ancora oggi lo caratterizza, stoppa tutto perché «con lui ministro, il governo Berlusconi diventerebbe il governo Pannella». Silvio ci pensa un po' e alla fine concorda. Da lì, inizia il periodo di magra. Giusto il tempo di incassare il via libera del governo alla nomina di Emma Bonino alla Commissione europea che, alle Regionali del '95, le vie di Berlusconi e di Pannella si dividono. Restano tali anche alle Politiche del '96, quando la trattativa sui posti in lista naufraga e con essa le chance di battere Prodi. Col quale, dopo la parentesi autonomista del 2001, Pannella si schiera nel 2006, contribuendo in modo determinante alla vittoria del Professore. Che lo ripaga accordando ai Radicali considerazione pari a zero. Stesso copione all'ultimo giro, con la pattuglia pannelliana caricata di malavoglia dal Pd e trattata - gli ultimi episodi sono cronaca recente - come una manica di appestati. Pannella ripaga a suon di insulti. Insulti che, negli anni, si è beccato anche Berlusconi. Ma, tolto il fatto che se Pannella non ti ha dato almeno una volta nella vita di «ladro di democrazia» allora non vali niente, non è questo il punto. Il punto è che, sempre parola di Pannella, «Berlusconi almeno ci ascolta». E di argomenti su cui farsi ascoltare ce n'è a iosa: da quelli meno nobili (i quattrini per Radio radicale) a quelli alati (l'amnistia). E, per la quasi totalità, sono argomenti su cui Silvio e Marco sanno di essere d'accordo prima ancora di aprire bocca. Come succede a due che, in fondo, sono amici da un quarto di secolo. di Marco Gorra

Dai blog