Bossi assicura fedeltà se non toccano le pensioni
Il leader leghista lascia il pallino all'alleato dopo essersi assicurato che non sarnno toccati i vitalizi: altrimenti facciamo la rivoluzione
Non è la prima volta, perché era già accaduto quando il premier cercava di rastrellare i Responsabili per puntellare la maggioranza rimasta orfana dei finiani. Fatto sta che Umberto Bossi, anche in queste ore, ha deciso di dare carta bianca all'alleato. Dopo essersi assicurato che non ci saranno ritocchi alle pensioni di anzianità, il leader padano osserva i tumulti che agitano gli azzurri che potrebbero mandare a picco il governo già settimana prossima. Il Senatur ha una certezza: «Un passo indietro di Berlusconi? Tanto non lo fa. Inutile chiedere, tanto quello non lo fa». Un messaggio anche per i rivoltosi del Pdl, alcuni dei quali stanno subendo il pressing sfacciato di Pier Ferdinando Casini che punta a sbriciolare la maggioranza. A Montecitorio, quando i cronisti chiedono al capo padano se il Cav deve mollare, lui risponde con un secco «no comment». Occhio al colle - I lumbard sono preoccupati anche per l'attività del Quirinale e sugli spifferi che disegnano un possibile esecutivo tecnico con Mario Draghi, ipotesi che il Senatur liquida con una pernacchia in faccia ai giornalisti. Il titolare delle Riforme, nonostante i brutti pensieri, distribuisce miele verso il Colle che ha annunciato l'intenzione di verificare un «ampio arco di forze sociali e politiche» per condividere le misure richieste dall'Europa: «Va bene al suo appello, ma vediamo cosa significa» dice Bossi. Il Carroccio è stato escluso anche dalle consultazioni, ma solo perché Napolitano «sa che siamo troppo saggi» fa sapere uno sghignazzante Umberto. Che poi annuncia si recherà al Colle questa mattina, nonostante poco prima avesse detto: «Io al Quirinale? E a far che?». Nel dubbio del momento, lancia anche messaggi bellicosi sul fronte previdenza: «Facciamo scoppiare la rivoluzione di sicuro, se togliamo le pensioni ai lavoratori che hanno sempre lavorato per dare soldi a Roma». Concetto rafforzato dall'immancabile dito medio. Nei corridoi di Palazzo, però, assicurano che sulle pensioni di anzianità Berlusconi non cercherà di convincere l'alleato. Che anticipa: al G20 di Cannes «il Cavaliere porterà un decreto legge sulla famosa lettera» con cui il governo s'impegna a far quadrare i conti. Gli stessi concetti sono confermati poco dopo da Roberto Calderoli, che anche l'altra sera è stato l'unico leghista ad andare da Berlusconi per studiare una strategia dopo i messaggi del capo dello Stato. Fonti di maggioranza escludono anche la patrimoniale e il prelievo forzoso sui conti correnti. Le sberle di castelli - A proposito di quattrini, scoppia l'ennesima tensione all'interno del Carroccio. È Roberto Castelli a dar fuoco alle polveri, su Facebook. «Siamo alla ricerca affannosa di fondi» scrive l'ex Guardasigilli «Eppure ci permettiamo di buttare via quelli già approvati per legge. Mi riferisco ai 1.300 chilometri di autostrade su cui oggi si viaggia gratis. Il loro pedaggiamento è previsto dalla legge fin dal febbraio 2010». Per Castelli, tutto è fermo «in un ministero che non è il nostro»: si tratta di quello di Giulio Tremonti, pupillo del Senatur. «Intanto abbiamo già perso 500 milioni che dovremo trovare in altro modo. Oltretutto questa di far pagare chi non ha mai pagato è una battaglia storica della Lega, ma pare che non gliene importi nulla a nessuno tranne che al sottoscritto» chiude Castelli. Una stoccata per il superministro, un'altra per i colleghi di partito. di Matteo Pandini