Ma l'Europa può bocciarci
Se non lo convinceremo Bruxelles la Bce smetterà di comprare i nostri titoli. Aumenteranno gli interessi per Bot e Cct con un aggravio per la spesa pubblica di 10 miliardi annui
L'estate di fuoco è già costata fra 4 e 5 miliardi di euro di interessi in più sul debito pubblico italiano nel 2011. E anche se l'intervento della Bce sul mercato secondario dei titoli di Stato ha evitato guai peggiori, nel 2012 già ora secondo le previsioni del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, l'Italia spenderà 86 miliardi per interessi sul debito contro i 77 miliardi del 2011 e i 70 miliardi del 2010. È tutta in queste cifre la partita che si sta svolgendo in queste ore fra il governo di Silvio Berlusconi, l'Unione europea e la Bce. Benzina di riserva Sulla carta l'Italia ha un po' di benzina di riserva per resistere a un nuovo attacco della speculazione: secondo i dati del dipartimento del Tesoro la vita media residua del debito pubblico era alla data del 30 settembre 2011 di 7,11 anni. Significa che una parte consistente del debito pubblico scadrà solo fra molti anni, in cui la situazione internazionale potrebbe cambiare. La tranche più alta da rinnovare però è nel 2012, quando saranno in scadenza quasi 290 miliardi di euro fra Bot, Btp, Cct e Ctz. A febbraio andranno rinnovati 53 miliardi di titoli, a marzo 45 miliardi, ad aprile 36 miliardi di euro. E a dire il vero non scherza nemmeno il prossimo mese: a novembre scadranno 31,5 miliardi di euro di titoli di Stato, metà in Bot (14,8 miliardi), metà in Cct (15,4 miliardi). Bisogna tenersi fisse in mente queste cifre. Perché è lì il problema dell'Italia se la lettera che domani Berlusconi porterà all'Eurogruppo fosse considerata dai partner europei un'aspirinetta o poco più. Di fronte a una bocciatura da parte dei paesi più importanti dell'area dell'euro, Germania e Francia in testa, la conseguenza immediata sarebbe la sospensione dell'attività di acquisto di titoli di Stato italiani da parte della Bce. Chiederanno garanzie Non bisogna nascondersi che avendo due italiani in consiglio della banca centrale, il governatore Mario Draghi e il consigliere Lorenzo Bini Smaghi che si guarda bene dal fare le valigie, ogni decisione sull'Italia sarà ancora più difficile, perché gli altri consiglieri Bce che sono la maggioranza chiederanno ancora più garanzie del dovuto per non votare contro. È possibile che un pizzico di realpolitik si faccia strada anche in questa situazione. consentire alla speculazione un attacco troppo violento al debito pubblico italiano può rischiare di fare andare gambe all'aria tutta l'area dell'euro. Se l'Italia entra nella tempesta, è quasi automatico che la segua la Francia, che ha fondamentali deboli e un debito pubblico facilmente attaccabile sul mercato secondario (oltre avere banche fragili e piene di titoli di Stato italiani). E comincerebbe a tremare pure la Germania. Non è detto però che un'ondata di vendite di titoli di Stato italiani causi in sé il default dell'area dell'euro. La conseguenza più evidente sarebbe quella di fare lievitare in maniera drammatica la spesa per gli interessi dello Stato italiano. Si alzerebbero i rendimenti in modo sensibile e il Tesoro sarebbe costretto a piazzare in piena tempesta Cct e Bot a tassi molto alti (altrimenti resterebbero invenduti). Con lo stock da rinnovare da ora a fine 2013 si rischia un aggravio sui conti pubblici italiani superiore ai 10 miliardi di euro all'anno, che manderebbero in frantumi le previsioni di azzeramento del deficit pubblico e costringerebbero subito a una nuova manovra di rientro. Magari l'Italia non fallisce, ma nuove tasse sarebbero a quel punto inevitabili, e soprattutto dovrebbero essere permanenti. Perché allora l'eliminazione delle pensioni di anzianità potrebbe evitare agli italiani un salasso di qualche decina di miliardi di euro? Per un motivo molto semplice: è lì la resistenza principale dell'opinione pubblica tedesca e francese all'idea di utilizzare i loro soldi depositati nella Banca Centrale Europea per difendere i titoli di Stato italiani. Sembra sia un ricatto, ma se ci si pensa bene, è l'Italia a chiedere quei fondi. Qualsiasi cittadino che andasse in banca a implorare un prestito milionario si sentirebbe chiedere fior di garanzie patrimoniali. La Ue non chiede queste a Roma. Chiede garanzie di politica economica. Ed è impossibile non darle. di Franco Bechis