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Se il Pdl non crede più nella Lega

Il Carroccio parla di crisi e in via dell'Umiltà sono sicuri: presto Bossi tradirà. Alfano, Lupi e Matteoli pensano alle alternative

Giulio Bucchi
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Il quarto governo Berlusconi ha i giorni contati: ne sono convinti quelli del Pdl, che non a caso stanno lavorando da giorni per rinviare lo scenario post-Silvio. Uno scenario che si avvicina. Manca poco, forse ore. Domani Berlusconi illustrerà ai leader europei il piano economico italiano. Un documento programmatico con poche certezze e molti verbi al futuro (o al condizionale). Anche per questo non è da escludere che con un giudizio freddo dell'Ue sul groppone il premier decida di sua spontanea volontà di segnare il passo e lasciare. Nell'ultimo libro di Bruno Vespa, il premier ha già ammesso di sognare di poter lasciare spazio ai suoi eredi, nel 2013. Troppo in là, perché se da una parte c'è chi pensa a una soluzione ponte che porti a fine legislatura, dall'altra la Lega preme: se il governo cade, niente governo tecnico ma voto subito. Ed è questa ipotesi che spaventa di più gli uomini del Pdl. Che ormai sono quasi sicuri: la Lega, prima o poi, tradirà. Il segretario Pdl Angelino Alfano sta sondando tutte le possibilità. Un governo tecnico guidato da Gianni Letta, braccio destro del Cav e segno di continuità nella discontinuità, oppure dal presidente del Senato Renato Schifani, una opzione "istituzionale" ma saldamente ancorata al Pdl. Solo pochi giorni fa, quando la grana pensioni non era ancora ufficialmente scoppiata, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi definiva "sciocchezze" le voci di una cena dei vertici del partito per preparare la strada a Schifani. Oggi naturalmente non è più così e anzi Lupi sembra uno dei più attivi. Così come Alfano, che questa mattina ha partecipato con Berlusconi e il ministro degll'Economia Giulio Tremonti al vertice di Palazzo Grazioli. Il segretario sta sondando il terreno nel Pdl e fuori per capire che prospettive ci siano dopo il Cav e i sondaggi con il Terzo Polo non sono stati affatto negativi. E anche un esponente ex An come il ministro Matteoli ormai parla apertamente di crisi come "ipotesi sul tavolo". Un altro segnale chiamo, se mai servisse, che nel Carroccio in via dell'Umiltà ormai si fidano in pochi.

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