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Il documento censurato da Umberto

Al congresso di Varese i delegati non hanno potuto ascoltare le durissime parole del segretario provinciale uscente

Andrea Tempestini
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“Non vogliamo tenere in piedi un'Italia cotta e decotta, corrotta e puttaniera che sfrutta il lavoro dei padani! Noi non abbiamo nulla da spartire con questa gente e con questa idea di politica”. Questo il discorso che i delegati del congresso leghista di domenica, a Varese, non hanno potuto ascoltare. Parole pesanti, vergate dal segretario provinciale uscente, Stefano Candiani. Il testo è stato reso pubblico dal sito del Fatto Quotidiano: Umberto Bossi, infatti, non ha voluto che fosse letto. Le parole del segretario uscente rendono così ancor più lampante la spaccatura all'interno del Carroccio. "Rompere il sistema" - Dalla lettera emergono le differenti visioni del cosiddetto cerchio magico che fa riferimento a Umberto Bossi rispetto a quelle dei maroniani (in un passaggio, per esempio, Candiani scrive: "Tre anni fa fui eletto segretario, quella volta sì, per acclamazione"). E ancora: "Noi abbiamo chiesto il mandato ai cittadini per cambiare il sistema, per romperlo e non per mantenerlo”. L'insofferenza leghista trapela in ogni riga: “È evidente a tutti che se oggi siamo a congresso con un unico candidato è solo per rispetto e fedeltà nei confronti di Umberto Bossi. Ma è anche evidente che questa non è una scelta che rispetta e compatta i militanti, cosa di cui ci sarebbe invece molto bisogno”.  Il punto è che aver deciso di non far parlare Candiani ha reso la situazione ancor più incandescente, tanto che è poi sfociata nella aspra manifestazione di dissenso contro il Senatùr, fino a poche settimane fa intoccabile nel partito. E i cosiddetti dissidenti, a questo giro, non sono stati zittiti dai delegati. La Lega insomma fatica a riconoscersi in Umberto Bossi. "Dovrà conquistare i militanti" - E Candiani successivamente ha rincarato la dose. "Oltre a me avrebbero dovuto parlare molti altri, altrimenti che congresso è? Sono mancate la voce e il voto della base, che deve sempre avere la possibilità di esprimersi". A chi gli chiede se arriveranno altre prese di posizioni da parte di militanti, Candiani ha risposto: "Per quanto mi riguarda no, non vogliamo fare danno alla Lega, dobbiamo pensare a tenere unita la base". Parole, quelle di Candiani, che non fanno dormire sonni tranquilli al neo-segreatrio, quel Maurilio Canton voluto fortemente da Bossi: rischia di dover gestire il partito nella terra di Bossi e Maroni senza il sostegno della base. Per Candiani "è una cosa difficile da immaginare. Se non c'è la base, non c'è il segretario. Se vorrà guidare il partito in provincia di Varese - conclude -, Canton dovrà riguadagnarsi il rispetto dei militanti".

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