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Ma il referendum allunga la vita al premier

Le firme per modificare il Porcellum in realtà blindano Berlusconi: se si votassero i quesiti, urne non prima dell'autunno 2012

Giulio Bucchi
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Il  referendum elettorale ha acceso la sua miccia da qualche giorno e improvvisamente ha spostato il dibattito politico dalla spallata al Cavaliere in cui ormai si era fossilizzato a dottissime dissertazioni fra Mattarellum e Porcellum. Impugnato coma una spada per risolvere questioni di potere interne ai partiti nel Pd dove si vuole fare la festa a Pier Luigi Bersani e forse anche nella Lega dove la festa si prepara ormai per Umberto Bossi, il referendum elettorale rischia di essere ben al di là delle intenzioni dei suoi sottoscrittori una sorta di salva-vita per Silvio Berlusconi e il suo governo. Già in queste ore si capisce: se qualcuno avesse voluto buttare giù il Cavaliere, il tempo limite doveva essere questa manciata di settimane di primo autunno. Il referendum invece sta sfiancando in modo imprevisto e imprevedibile proprio i principali artefici della possibile congiura di palazzo. E al di là dei regolamenti di conti di queste ore, rischia di trasformarsi nel tema centrale del primo semestre 2012. Perché se i quesiti verranno ammessi dalla Corte di Cassazione, è evidente a tutti che il referendum si deve celebrare nella primavera prossima o deve essere evitato attraverso una nuova legge elettorale. Se si celebra il risultato è pressoché scontato: gli italiani vogliono una nuova legge elettorale e sono in larghissima maggioranza pronti ad abolire quella attuale che non consente di scegliere i propri eletti. Una volta accertato il risultato referendario sarà però necessario ridisegnare i collegi elettorali sulla base della nuova legge uscita dalle urne. Non si potrebbe tornare al voto prima dell'autunno 2012. Ma a quel punto nessun parlamentare farebbe cadere un governo in carica rischiando di compromettere il proprio diritto al vitalizio solo per una manciata di settimane o giorni: è pressoché scontato prevedere che la legislatura vada al suo termine naturale e che si voti nella primavera 2013. Celebrando il referendum dunque si allunga sicuramente la vita a Berlusconi dando al Pdl il tempo necessario per prepararsi alla competizione elettorale. L'alternativa a questa eventualità è naturalmente quella di evitare il referendum. Si può fare in due modi. Il primo è il più semplice: fare cadere il governo a gennaio ed essere sicuri che non ci siano altre maggioranze possibili, andando così al voto nella primavera 2012. A desiderare fortissimamente questa ipotesi sono tutte le forze politiche spaventate dal maggioritario già vissuto. Più di tutte il Terzo Polo. Con in vigore la vecchia legge Mattarella sparirebbero dal panorama politico Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli più o meno come accadde all'epoca per il Ppi di Mino Martinazzoli. Restare da soli al centro sarebbe impossibile, e bisognerebbe schierarsi con Pd o con Pdl e loro alleati raccogliendo briciole di seggi. Per la Lega l'ipotesi Mattarellum sarebbe meno distruttiva: grazie alla sua forte presenza in aree del paese potrebbe raccogliere parlamentari anche presentandosi da sola in collegi del Nord e comunque risultare decisiva in molte regioni per al vittoria di uno schieramento: il suo peso politico non sarebbe messo in grande discussione da nuove regole elettorali. E qui sta il punto: quel che vogliono Casini,Fini e Rutelli ha bisogno di qualcuno che stacchi la spina a Berlusconi, e non è facilissimo trovarlo. Oltretutto se si votasse il referendum verrebbe semplicemente spostato di mesi o di un anno. E la nuova legislatura nascerebbe come anatra zoppa: pronta ad essere messa in discussione da successive e diverse regole elettorali. Resta la terza strada: approvare una legge nei due rami del Parlamento in grado di rispettare lo spirito referendario e di fare annullare i quesiti. I margine tecnico non è altissimo, ma si potrebbero ritagliare norme utili a questo o quel gruppo politico. Impresa impossibile da tentare in poche settimane: anche qui si andrebbe a primavera inoltrata. E come con il referendum l'effetto sarebbe quello di portare a fine legislatura il governo Berlusconi. La notizia sembra proprio questa: proprio quegli stessi poteri che volevano la spallata al Cavaliere, rischiano di regalargli una insperata cura per resistere fino all'ultimo giorno della legislatura. di Franco Bechis

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