Lodo Alfano, Bocchino: "Finirà su un binario morto"
E il senatore Vizzini propone di estendere il legittimo impedimento fino al termine della legislatura
Fli e Pdl sembravano vicini a un'intesa sul lodo Alfano. I finiani avrebbero approvato lo scudo per le alte cariche a condizione che la norma non fosse reiterabile. Fabrizio Cicchitto aveva affermato soddisfatto: "Trovato l'accordo". Le dichiarazioni odierne però sono di tutt'altro tenore. Pessimista il capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera, Italo Bocchino: il lodo Alfano «secondo me finisce su un binario morto» sostiene intervenendo alla trasmissione di Agorà. "Sono convinto che alla fine si toglierà la reiterabilità e la norma si voterà così come era quando avevamo fatto l'accordo, ma ho anche l'impressione - frena Bocchino - che questo lodo Alfano non andrà da nessuna parte. Noi siamo favorevoli al lodo Alfano così come l'avevamo concordato, senza la reiterabilità", ha insistito, "rispetto all'accordo che avevamo fatto è stata aggiunta la reiterabilità su cui noi non siamo d'accordo, perché finisce che se uno si candida e viene eletto più volte questo diventa un'immunità". Legittimo impedimento - Intanto si inizia già a parlare di legittimo impedimento, che sarà sottoposto il 14 dicembre prossimo al giudizio della Consulta. E il presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Carlo Vizzini (Pdl) propone di estendere la norma fino al termine della legislatura. "Quando lo scudo è entrato in vigore nel 2008 si parlava di cinque anni, la durata di una legislatura. Il lodo Alfano entrerebbe in vigore nel 2012 e quindi varrebbe per un anno? Bisognerebbe estendere il legittimo impedimento fino alla fine di questa legislatura e poi introdurre il lodo Alfano. Che senso ha - si è chiesto Vizzini - il lodo Alfano per un anno?. Non abbiamo nessuna premura. Il Consiglio di Stato ci ha fatto notare alcune cose: lavoriamo per trovare un'altra forma ma non abbiamo la premura di arrivare al 14 dicembre con un provvedimento già pronto. Le polemiche politiche - ha aggiunto Vizzini - oscurano il lavoro che poi si fa". Gli emendamenti - La sospensione dei processi per il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica non sarà più sottoposta all'autorizzazione del Parlamento ma sarà automatica. Lo stabilisce l'emendamento presentato dal Pdl, a firma Gabriele Boscetto, che riscrive l'articolo 1 del ddl. "Al di fuori dei casi previsti dagli articolo 90 e 96 della Costituzione - recita il nuovo articolo - i processi penali nei confronti del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio, anche relativi a fatti antecedenti l'assunzione della carica, sono sospesi". Quando il pm esercita l'azione penale nei confronti di una delle due alte cariche "ne dà immediato avviso all'imputato e il processo è sospeso. Quando l'azione penale è già stata esercitata, il giudice sospende il processo e ne dà immediato avviso all'imputato. Entro dieci giorni successivi all'avviso, l'imputato può comunicare all'autorità giudiziaria la sua rinuncia alla sospensione del processo". Quattro sono invece le proposte di modifica depositate dal Fli insieme al Movimento per l'Autonomia che inserisce il principio della non reiterabilità del lodo. Lo "scudo" non è reiterabile e "non si applica nel caso di successiva investitura, anche nel corso della medesima legislatura, nella stessa o in altra delle cariche o delle funzioni", si legge nell'emendamento firmato da Viespoli, Saia e Pistorio. Per Fli e Mpa, inoltre, "la sospensione non impedisce al giudice il compimento degli atti urgenti" e ad acquisire "prove non rinviabili". "Le prove dichiarative acquisite anteriormente alla sospensione del processo possono essere in ogni caso utilizzate" e "se nel processo sono imputate persone diverse" dalle alte cariche "il giudice, disposta in ogni caso la separazione delle posizioni del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio, dispone la sospensione. Il processo prosegue nei confronti degli altri imputati".